Ha 10 anni ma presenta disturbi comportamentali talmente gravi da sembrare un adulto navigato: i compagni lo temono e i loro genitori si ribellano, non facendoli più andare a scuola.
I compagni del bimbo scioperano per chiedere aiuto
La serenità di una normalissima classe delle elementari, composta da 20 alunni, viene quotidianamente compromessa dalla presenza di un bambino molto violento che aggredisce chiunque gli capiti a tiro, seminando il terrore tra i suoi coetanei e tra tutto il personale dell’istituto.
Succede in una scuola della Brianza Lecchese, dove gli insegnanti sono stati chiamati a gestire una situazione che diviene ogni giorno più difficile. Il bambino iper-violento non soffre di particolari patologie psichiche, viene da una famiglia normale e sembra anche essere dotato di un quoziente intellettivo molto alto, ma i suoi continui accessi d’ira rendono impossibile la convivenza in classe e il normale svolgimento delle lezioni.
Per gli alunni di quella classe, così come per gli insegnanti e i bidelli, avere a che fare con il ragazzino è divenuto un incubo e nemmeno l’intervento di un insegnante di sostegno ha portato a qualche miglioramento.
Una convivenza in classe impossibile: genitori e insegnanti si ribellano
Il dirigente della scuola si chiede cos’altro possano fare i docenti per aiutare il bambino violento e, al contempo, salvaguardare il diritto allo studio e alla serenità dei suoi compagni di classe. Nel frattempo i genitori di questi ultimi, dopo aver più volte segnalato il problema e fatto sentire le loro legittime preoccupazioni, hanno deciso di non mandare a scuola i bimbi; una rimostranza comprensibile che, però, non porta ad alcuna soluzione.
Ma è giusto chiedere a una scuola di gestire disturbi comportamentali così importanti? E quanto può essere utile il supporto di un docente di sostegno di fronte a un’aggressività quasi ingestibile come quella del bambino di Olgiate Molgora?
Si tratta di una situazione emblematica delle debolezze di una scuola, che viene lasciata troppo spesso senza il supporto adeguato per affrontare situazioni gravi come questa. E le vittime della vicenda sono sempre i più deboli, ossia i bimbi che non possono andare a scuola con tranquillità e il loro compagno violento, evidentemente bisognoso d’aiuto.
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