L’ansia da prestazione rappresenta l’espressione di un disagio psicologico ed emotivo che si manifesta con uno stato di tensione psicofisica che insorge quando si presentano situazioni che prevedono una performance, quando viene richiesto al bambino di compiere delle prestazioni.
Può comparire precocemente ed essere invalidante, saperla riconoscere è fondamentale per prevenire disagi significativi.
Il punto di partenza: l’Empatia
Nel leggere queste brevi righe l’invito per i genitori è quello di poter riconoscere il proprio stato emotivo per potersi avvicinare alla comprensione di quello dei loro figli.
A volte, quando qualcuno che svolge la mia professione da psicoterapeuta discute di temi educativi nei genitori può instaurarsi un meccanismo difensivo che produce svalutazione e contestazione.
Ciò nasce dal timore del giudizio, dalla paura di sentirsi inadeguati, non sufficientemente all’altezza del proprio ruolo.
Qualcosa di simile può avvenire nel bambino che sperimenta ansia da prestazione, scopriamolo insieme!
Ansia da prestazione : I sintomi
L’ansia da prestazione può manifestarsi in diversi contesti, relazionale, sportivo, scolastico e non sempre viene decifrata dal bambino.
Per tale motivo è importante che siano gli adulti di riferimento a coglierne i segnali.
Il bambino esprime nervosismo ed agitazione psicofisica di fronte all’avvicinarsi di alcune attività che prevedono una performance, ad esempio i compiti in classe.
Tale tensione può prevedere difficoltà nel sonno, disturbi digestivi ed altre somatizzazioni corporee.
L’ansia da prestazione si differenza dall’ansia fisiologica, che agevola l’adattamento del bambino all’ambiente poiché è disadattiva, provoca irritabilità, malessere e può sollecitare l’insorgenza di blocchi; condotte di evitamento (il bambino evita condizioni che causano ansia); autosabotaggi (il bambino compie azioni che ostacolano il raggiungimento dei suoi obiettivi), compromettendo la sperimentazione libera del piacere.
Si innesca quindi un circolo vizioso che coinvolge la dimensione cognitiva, emotiva e
comportamentale, un malessere invalidante e di difficile gestione da parte del bambino.
Ansia da prestazione : Le cause
Non esiste un’unica causa a determinare l’esordio dell’ansia da prestazione durante l’infanzia, bensì una multifattorialità, connessa all’interazione di diversi elementi, tra cui la personalità del bambino, le esperienze pregresse, il contesto socio-culturale e l’ambiente familiare.
In particolare, genitori che involontariamente trasmettono aspettative elevate ed eccessive ai propri figli possono inconsapevolmente contribuire a far sentire il bambino in dovere di soddisfare le richieste genitoriali e il senso di fallimento di fronte ad un’eventuale delusione.
Alla base vi è quindi una particolare sensibilità al giudizio, scarsa autostima e autoefficacia, timore di sbagliare, bisogno di riconoscimento e approvazione. Ciò rende difficile per il bambino individuare i propri bisogni e desideri poiché invaso emotivamente da quelli degli adulti.
Talvolta, l’ansia da prestazione, può comparire dopo un’esperienza vissuta come fallimentare, generandosi la convinzione erronea di essere predisposti a ripetere insuccessi, di non essere all’altezza del compito.
Ciò può sollecitare comportamenti che inconsciamente sono volti a confermare tale teoria interna, avvalorando un’immagine di sé autosvalutata.
L’infanzia ha lo straordinario vantaggio della plasticità, della facilità di modificare alcuni aspetti e rendere flessibili e più adattive caratteristiche personali non ancora completamente struttate.
Per tale ragione se si interviene adeguatamente si può prevenire l’evoluzione e la
cronicizzazione del disagio.
Come affrontare l’ansia da prestazione nei bambini
Il contesto sociale in cui viviamo rischia di rinforzare l’ansia da prestazione nei bambini proponendo modelli competitivi, di successo e potere.
I genitori possono trovarsi in difficoltà nell’affrontare il problema e può essere utile acquisire alcune consapevolezze. Forniremo, quindi, brevi suggerimenti, da contestualizzare e adattare alla singolarità di ogni situazione.
- Distinguere i propri bisogni da quelli dei propri figli: è naturale auspicare il meglio per i propri figli ma è importante non confondersi con loro. Spesso i genitori inconsciamente trasferiscono i desideri irrealizzati sui figli, delegando a loro i faticosi compiti di risarcimento e compensazione.
- Riconoscere e incoraggiare la soggettività del bambino: è fondamentale accettare che i figli, sin da piccoli, non sono il prolungamento dei genitori ma hanno una propria identità, unica e irripetibile. Gli adulti possono sostenere il bambino nella scoperta di Sé e del mondo, trasmettendogli il sentimento base della fiducia.
- Valorizzare l’importanza del processo e non solo del risultato: focalizzarsi non solo sul punto di arrivo, ma anche sul punto di partenza e sul percorso, sui microrisultati raggiunti, a prescindere dall’esito finale.
- Distinguere l’abilità dalla persona: un bambino può arrivare ultimo ad una gara di matematica e vincere un premio di poesia. È fondamentale trasmettere la differenza tra abilità e persona. Un bambino non deve mai misurare il valore di Sé attraverso una prestazione.
- Educare ai limiti e agli insuccessi: ogni genitore vorrebbe risparmiare protettivamente i propri figli dai dispiaceri. Gli insuccessi e i limiti fanno parte della vita di ognuno ed è importante attraversarli senza mistificarli.
- Fornire un modello coerente: i bambini prima di ascoltare le parole osservano i comportamenti per questo è fondamentale costituirsi come un esempio coerente con i messaggi che si comunicano.
- Favorire l’umanizzazione di sé e dei propri figli: i genitori non sono supereroi ma persone e il bambino non può corrispondere ad un ideale ma godere del diritto di essere reale.
- Evitare confronti con i pari: le esperienze di competizione sana sono educative e formative ma i confronti totalizzanti con i pari sono riduttivi e tendenzialmente distruttivi. Ogni bambino ha i propri tempi e le personali caratteristiche.
- Garantire spazi liberi e ricreativi e tempi adeguati di riposo.
- Porre obiettivi realistici.
- Trasmettere un amore incondizionato: è fondamentale che il bambino non sviluppi una teoria interna di amabilità connessa alla performance (” sono amato se sono bravo “), bensì sperimenti un amore incondizionato e il riconoscimento e l’accettazione dei suoi limiti e delle sue risorse.
Nessun colpevole, tutti responsabili
Questa riflessione divulgativa ha, come di consueto, la macrofinalità di accompagnare la ricerca di consapevolezze, a sostegno di un ruolo sempre più complesso e articolato, quello genitoriale, per cui non esiste un manuale d’istruzioni.
Per affrontare il problema dell’ansia da prestazione infantile occorre una messa in discussione sinergica dei contesti educativi privilegiati, scuola e famiglia e del macro contenitore società.
Aiutare i bambini a ripristinare la spontaneità, la naturalezza e la leggerezza in una realtà che assume contorni sempre più disumani è una missione prioritaria e necessaria.
A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta
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