A tavola con i bambini ci sono scene ben note e ricorrenti: facce annoiate, bocche serrate, piatti pieni e mille moine per mangiare. Chiunque abbia pranzato almeno una volta con un bimbo sa benissimo l’infinita varietà di capricci che popolano il repertorio dei più piccoli, rendendo alle volte quel momento di conviviale condivisione del cibo un incubo…
Se fino ad oggi abbiamo sempre parlato di capricci, da un po’ di tempo a questa parte dovremmo prendere in considerazione anche la possibilità che si nasconda una patologia alimentare, l’Arfid.
Che cos’è l’Arfid?
L’acronimo sta per Avoidant restrictive food intake disorder ed è stato coniato in tempi relativamente recenti dalla comunità scientifica (nel 2013) per indicare un disturbo alimentare in cui chi ne è affetto tende a selezionare i cibi e a consumare solo quelli. Per esempio, solo i cibi di colore giallo (come pane, pasta, polenta, mais…), solo cibi di consistenza morbida (come yogurt) e via dicendo, rifiutando categoricamente di assaggiarne dei nuovi.
Il confine fra il capriccio e l’Arfid è labile, secondo gli esperti quando si è in presenza di perdita di peso e difficoltà a crescere è necessario intervenire tempestivamente in quanto è molto probabilmente un caso di Arfid.
Possibili cause
Si tratta di una patologia ancora poco conosciuta che può manifestarsi a tutte le età, anche se si registrano numerosi casi nell’età infantile: secondo le statistiche ne sono affetti maggiormente i maschietti (60%) rispetto alle bambine. Fra i fattori di rischio dell’Arfid c’è l’autismo, il clima familiare troppo ansioso, precedenti disturbi alimentari materni e la presenza di deficit di attenzione.
Il percorso terapeutico prevede l’intervento di un’equipe di medici specialisti in diverse branchie, fra cui lo psicologo, il neuro psichiatra infantile e un pediatra; in genere anche la famiglia viene coinvolta nella cura, per aumentare le probabilità di successo.
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