In occasione dell’8 marzo sono tanti gli aspetti che vengono analizzati, compreso il divario di genere in ambito tecnologico ed informatico.
E dal 7 al 13 marzo si svolge la settimana di Rosa Digitale, organizzata dall’omonimo movimento che lavora per insegnare a tutte le donne, giovani e non, ad usare la tecnologia.
In ogni regione d’Italia ci sono referenti sia maschili che femminili (per le pari opportunità) e in ogni regione si realizzano eventi e workshop.
Ma qual è la situazione italiana?
Secondo il Miur, negli Istituti dove si studia la tecnologia, le donne sono appena il 12%, mentre salgono al 29% all’Università. Purtroppo questi numeri non sono che lo specchio dei pregiudizi che da sempre accompagnano l’istruzione: il pensare che gli studi umanistici siano solo per ragazze mentre gli studi tecnici e scientifici siano per i maschi.
Quando il pregiudizio nasce proprio tra le mura domestiche
Tale idea ha portato ad avere grande squilibrio, sia da una parte che dall’altra. Il problema inizia a casa, quando sono le famiglie per prime a scoraggiare l’interesse delle bambine verso la tecnologia e la scienza. Anche quando una donna, superando molti ostacoli, inizia una carriera nel campo della professioni scientifiche spesso, viene ostacolata in molti modi, sia apertamente che in maniera infida e sottile. Al tutto si accompagnano i pregiudizi, quando è una donna ad occuparsi di lavori legati al comparto IT.
Ora però che il digitale ha trasformato la nostra vita, che esistono i nativi digitali, ovvero la generazione di bambini e ragazzini cresciuti con tablet e smartphone, sembra sempre più plausibile che anche il divario tra uomo e donna si abbatta. Sono sempre di più infatti le giovani donne che attraverso la Rete si sono create professionalità e lavoro.
Ci auguriamo quindi che nessuno dica più ad una bimba: lascia stare non è roba per te. Perché lo studio e la conoscenza sono (e devono essere) sempre aperti a tutti.
Il video della settimana