Una tosse persistente che non guarisce neanche con cicli di sciroppi, antibiotici ed aerosol. Broncospasmo continuo che insorge improvvisamente anche quando il piccolo è preda di emozioni o si agita e non sparisce con i normali cortisonici o broncodilatatori consigliati dal pediatra. Una sensazione di oppressione al petto e sfoghi verosimilmente riconducibili a dermatite atopica.
Tutti questi sintomi possono far sospettare che il bambino soffra di asma allergica. In Italia, così come negli altri paesi industrializzati, l’asma bronchiale è una della patologie più diffuse nella popolazione pediatrica e colpisce circa 1 bambino su 10 in forme più o meno severe.
Quali sono precisamente i campanelli d’allarme dell’asma? Quali sono le visite specialistiche cui sottoporre il bambino? Come gestire la situazione dopo la diagnosi, ed educarlo all’uso del distanziatore e del puff in autonomia senza interferire nella vita quotidiana? Ecco tutte le informazioni necessarie.
Asma allergica: di cosa si tratta
La diagnosi di asma allergica si ha quando, dagli accertamenti effettuati, risulta esserci un‘infiammazione cronica delle vie respiratorie causata da un’eccessiva risposta del sistema immunitario verso determinati fattori allergici.
Ad esempio, se siamo allergici al pelo del gatto, ogni qual volta ci avvicineremo ad un felino, il nostro organismo come risposta, scatenerà una crisi. Più frequentemente gli allergeni legati all’asma allergico, entrano nell’organismo per inalazione mentre solo raramente attraverso l’ingestione. Tuttavia è importante sapere che alcuni alimenti (ad esempio crostacei e molluschi) contengono gli stessi allergeni degli acari della polvere quindi un soggetto sensibile agli acari della polvere, avrà egual reazione se mangerà molluschi o crostacei.
Gli allergeni più frequentemente coinvolti nell’asma allergica sono:
- acari della polvere
- pollini
- pelo di cane /gatto
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A chi rivolgersi per la diagnosi di asma allergica
Il sospetto di asma può venire se il pediatra, dopo svariati episodi di infezioni delle vie respiratorie, ci informa che il bambino è broncoreattivo e dobbiamo somministrargli cortisone per aiutarlo a respirare meglio. Da tenere sotto controllo anche se il bimbo si stanca facilmente ed è spesso affannato o se soffre di dermatite atopica. In questi casi prendiamo appuntamento con un pneumologo e un allergologo che aiutino ad inquadrare la situazione.
Queste due figure mediche sono fondamentali per il riconoscimento della patologia; pneumologo può avviare una raccolta di dati (anamnesi) ed orientarsi verso la diagnosi di asma, grazie alla spirometria, mentre i test allergici effettuati dall’allergologo, completano il quadro, evidenziando eventuali allergie e fattori scatenanti legati alla malattia.
I prick test evidenziano una reazione allergica a determinati allergeni mentre la spirometria è indispensabile per valutare eventuali danni dell’apparato respiratorio.
Come curare l’asma allergica
Una volta effettuata la diagnosi, verrà definita la gravità (lieve, moderato o grave), verranno date le indicazioni su eventuale profilassi ambientale (contro acari, polvere, peli animali), sulla terapia d’urto e quella di mantenimento (aerosol dosati “puff” di fluticasone propionato, compresse di antagonista del recettore di leucotrieni) sulla la terapia da usare al bisogno (aerosol dosato “puff” di salbutamolo solfato) e sui comportamenti da evitare.
Il bambino sarà educato all’uso dell’aerosol dosato “puff” e vi verrà rilasciata una certificazione sulla somministrazione del salbutamolo solfato da presentare a scuola, palestra ecc., poiché si tratta di farmaco salvavita.
Come riconoscere le crisi di asma allergica
Voi ma soprattutto vostro figlio, dovete imparare a riconoscere le crisi ed eliminare tutti i fattori ambientali che le scatenano (fumo di sigaretta, acari, polvere, profumi…) per ridurre al minimo l’utilizzo del puff di emergenza.
Generalmente le crisi si presentano con difficoltà respiratoria, fame d’aria, respiro sibilante, affanno, senso di oppressione al petto, tosse persistente, broncospasmo. È importante tranquillizzare il bambino e responsabilizzarlo, facendogli usare autonomamente il puff, ovviamente monitorato.
Abituare il bambino al puff
Molto importante è che il bambino impari subito ad auto-gestirsi, riconoscendo quando ha veramente bisogno del puff senza il rischio di abusarne.
Lo specialista gli ingenererà a distinguere gli attacchi e ad utilizzare l’aerosol dosato con il distanziatore, in modo tale che l’asma non interferisca nelle normali attività quotidiane del bambino.
Il video della settimana
Io ho sospettato che mia figlia fosse asmatica anche xk tossisce e respira male ogni volta che ha caldo (uguale a me) ms il pediatra mi ha detto di aspettare i 4 anni di prima TNT test non li fanno sotto i 4 anni
Rosamaria Simeone leggi questo!