Due ordinanze del Tribunale Civile di Roma hanno riconosciuto il diritto ai bambini affetti da autismo di ricevere le cure pagate dal Sistema Sanitario Nazionale, rigettando di fatto il ricorso di una Asl capitolina: tuttavia è ancora polemica per la mancanza di strutture ad hoc per i preadolescenti perché ritenuti “troppo grandi”.
Le Asl devono pagare le cure ai bimbi autistici
I minori affetti da autismo hanno diritto a ricevere le cure ABA (Applied Behavior Analysis) pagate interamente dal Servizio Sanitario Nazionale: negli ultimi giorni due diverse ordinanze del Tribunale Civile di Roma, notificate lo scorso 29 marzo, hanno infatti respinto le richieste di eccezione di alcune Asl.
Insomma una buona notizia per migliaia di genitori proprio in occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull’Autismo, celebrata il 2 aprile in tutto il mondo, dato che le terapie sono spesso molto costose.
“Un passo avanti nella giusta direzione perché si riconosce finalmente alle famiglie un contributo per la terapia ABA che fino ad ora dovevano pagare di tasca propria”, è stato il commento di Daria Pietrocarlo e Alessandra Pillinini, le legali romane che hanno seguito i suddetti casi e che hanno ricordato come sia lo stesso Istituto Superiore di Sanità a raccomandare l’utilizzo precoce di queste cure per il trattamento dei bimbi con disturbi dello spettro autistico.
La situazione per i preadolescenti
La decisione dei giudici (che hanno riaffermato i diritti dei minori a ricevere 20 ore di terapia a settimana verificando ogni due anni i progressi e con il rimborso delle spese sostenute) si scontra però con la realtà che riguarda i preadolescenti e che di recente è venuta a galla.
Infatti, come denunciato dai genitori dei ragazzini autistici che hanno già 12-13 anni, non esistono servizi e strutture riabilitative ad hoc dal momento che vengono considerati “troppo grandi”.
La situazione è stata portata all’attenzione generale da Monica Failla, presidentessa di un’associazione che si occupa di questo disturbo del neurosviluppo: “Per i bambini le cose stanno cambiando in meglio ma per gli adolescenti non c’è spazio dato che dopo i 12 anni non possono più frequentare centri estivi integrati o strutture di riabilitazione che sono pensate solo per bimbi molto piccoli”, accusa la Failla che è anche madre di Valerio, un ragazzino autistico.
Il rischio è che i genitori, spesso esasperati, si arrangino come possono o si rivolgano a cure alternative che però sono inutili o non hanno basi scientifiche: “C’è un grande vuoto per questa fascia d’età mentre servirebbe per loro un’inclusione reale, non limitata alla scuola e anche in altri contesti extra-scolastici quali quello ricreativo e quello sportivo” conclude la Failla.
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