La fase dello svezzamento è un periodo pieno di dubbi.
Quali cibi sono consigliati per guidare il bambino dall’allattamento esclusivo ad un’alimentazione da grande?
I modelli commerciali e la pressione mediatica tendono ad imporci una visione in cui, pur di liberarci da pesticidi e da altri elementi dannosi per la salute del piccolo, siano da preferire i cibi per bambini di provenienza industriale. Ed è così che, per paura e scarsa informazione, sempre più omogeneizzati costosi, privi di additivi chimici e di concimi potenzialmente nocivi arrivano sulle nostre tavole.
È un comportamento corretto?
Pesticidi nel baby food
Nonostante la comunicazione insista sull’assenza di elementi chimici dannosi all’interno del baby food, è da segnalare che, nei casi in cui questi prodotti vengano realizzati all’estero la regolamentazione di altre nazioni potrebbe non essere così restrittiva come quella italiana.
Senza considerare, poi, che i pesticidi sono potenzialmente ovunque: nell’aria che respiriamo, nella polvere di casa, nei prodotti per la cura del nostro orticello in terrazzo.
È da considerare anche che la tolleranza dei bambini ai pesticidi aumenta progressivamente al crescere dell’età: è sotto i 6 mesi che il piccolo è più sensibile alle sostanze tossiche.
Non solo baby food: sì ad un’alimentazione di qualità e a filiera corta
Molte associazioni pediatriche tendono ad invitare le mamme ad abbandonare il baby food (alimenti specificatamente prodotti solo per i bambini) e a preferire una sana alimentazione mediterranea, spingendo il piccolo a mangiare il cibo dei grandi.
Le accortezze per vivere con serenità questa scelta sono quelle di preferire produttori controllati (agricoltori locali, fattorie certificate e di fiducia della zona, prodotti a km0) e di variare spesso l’alimentazione, favorendo l’autosvezzamento.
Quest’ultimo fenomeno riguarda i casi in cui il piccolo, dopo i 6 mesi di allattamento al seno o con latte artificiale, inizia a mostrare interesse verso il cibo dei grandi e viene accontentato, cominciando a mangiare le stesse cose dei suoi genitori. Un comportamento virtuoso e vantaggioso, sia dal punto di vista del risparmio di tempo nella preparazione dei pasti, che sotto l’aspetto economico.
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