Tutti i bambini hanno il diritto di vivere una vita felice, spensierata, ricca di sorrisi, abbracci ed affetto. Purtroppo, per alcuni di loro la realtà è assai diversa. Spesso, si rende necessario allontanare i piccoli dalla famiglia d’origine, per affidarli temporaneamente a coppie in grado di offrire loro un tetto e tanto amore. Ma come vivono l’abbandono i bambini adottati? Luciana Littizzetto racconta la sua esperienza.
Bambini abbandonati in affido: la situazione in Italia
Sono tanti, in Italia, i bambini che annualmente vengono abbandonati o comunque si trovano a vivere in contesti familiari difficili, causati da problemi economici, violenza, alcolismo, dipendenza da droghe e/o da psicofarmaci. Per tutelare il minore e farlo crescere in un ambiente adeguato, si ricorre all‘affido che, nel nostro Paese, è disciplinato essenzialmente da due norme: la 184/83 e la 149/01.
Le coppie affidatarie, sposate o conviventi, non hanno la custodia totale (salvo eccezioni) dei bambini che, pertanto, continuano ad avere rapporti con la famiglia d’origine. Molto spesso, però, i genitori biologici non intendono recuperare l’idoneità genitoriale, per cui l’affido si trasforma in “sine die”, ovvero senza scadenza, come è accaduto a Luciana Littizzetto, noto volto del piccolo e del grande schermo, nonché apprezzatissima attrice di teatro.
Luciana Littizzetto e la sua esperienza di affido
Da tredici anni, l’attrice-conduttrice Luciana Littizzetto è madre di due ragazzi, Jordan e Vanessa. I due fratelli erano già grandi (rispettivamente di 9 e 12 anni) quando sono stati affidati alla coppia, inizialmente in modalità temporanea e poi senza scadenza. Non è stato semplice cominciare questa grande avventura.
In un video (vedi sotto) Luciana dichiara che “la cosa più difficile era, insomma, entrare dentro la loro storia, che era una storia di sofferenza, una storia complicata, una storia di abbandono“.
All’inizio dell’esperienza, nessuno è realmente preparato. Ci si fida poco e si rischia di farsi veramente male. Solo il tempo può aiutare. A volte ci si sente “inadeguati e banali” perché si innescano situazioni difficili da gestire, ma è importante “mantenere una distanza rispettosa”.
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