Provocatore ed estremista, l’artista britannico Jake Chapman ha di nuovo sollevato un vespaio di polemiche.
L’ultima sua uscita è stato un invito ai genitori a non portare i propri figli ai musei: sarebbe inutile, secondo l’artista, in quanto un bambino non potrebbe mai capire il senso dell’opera che ha davanti e, per giunta, rappresenterebbe un insulto all’autore.
Dichiarazioni forti, sicuramente, a cui ha fatto seguito un vivace botta e risposta di numerosi addetti ai lavori, quasi tutti a difesa dei bambini.
Fra gli interventi più interessanti, Grayson Perry ha, invece, sottolineato l’importanza di abituare sin dalla tenera età i bambini a frequentare musei e gallerie d’arte mentre Sorcha Carey ha messo in rilievo come uno stesso dipinto o un medesimo testo susciti sentimenti ed emozioni differenti, a seconda degli umori e dell’età.
Osservazioni assolutamente condivisibili: portare i bambini, anche se piccoli in un museo, non vuol dire pretendere che sappiano cogliere significati nascosti delle opere o che imparino le relazioni matematiche che soggiaciono alle principali leggi fisiche.
Vuol dire, invece, condividere una nuova esperienza che stimoli la loro curiosità e il loro interesse: dalle immagini difficili di un quadro astratto alle forze che regolano l’universo, il bambino verrà indotto a porsi domande a cui noi genitori siamo invitati a rispondere.
Un’esperienza che, quindi, si rivela molto istruttiva anche per i grandi: trovare risposte a dubbi che nemmeno ci erano balenati per la mente e osservare il mondo con gli occhi di un bambino.
Al museo con i bambini, quindi, assolutamente sì, a patto di non dimenticare che il piacere di una visita non deve mai diventare un obbligo.
Approfittiamo delle iniziative che promuovono la visita ai musei, ma non trasformiamo una passione in una noia o una frustazione: seguiamo le inclinazioni dei bambini e assecondiamone gli interessi. Solo così avremo la certezza di aver vissuto un’esperienza costruttiva per grandi e piccini.
Il video della settimana