Cosa devono rispondere i genitori quando i loro bambini pongono le cosiddette “grandi domande“, ovvero quelle che riguardano il senso della vita, i sentimenti e il tema della perdita di una persona cara? Gli psicologi dell’età evolutiva spiegano che è fondamentale scegliere il momento adatto ed essere sinceri, ma forniscono anche una serie di consigli utili.
Le “grandi domande” dei bambini
Arriva un momento durante la crescita dei nostri figli in cui questi cominciano a prendere coscienza del mondo che li circonda e, di conseguenza, sentono il bisogno di capire quello che accade per affrontarlo meglio: questo riguarda sia il mondo dei loro rapporti con l’esterno sia lo stesso microcosmo della famiglia. Ed è così che, all’improvviso, una sera domandano come vengono al mondo i bambini, cosa sia l’amore, dove vanno le persone quando muoiono e altre questioni di cui sono ancora solo spettatori curiosi. Secondo gli psicologi questo è un momento particolare non solo per loro ma anche per il genitore che, colto di sorpresa, deve capire quale sia il modo migliore per rispondere e in cui per la prima volta la sua coscienza fa i conti con argomenti spesso dati per scontati.
Quale è il momento giusto?
Capita sovente che i genitori cerchino di aggirare il problema, spiegando ai figli che risponderanno “quando saranno più grandi” ma così facendo si deludono le loro aspettative e i bambini tenderanno a cercare le risposte confrontandosi con amici, compagni di scuola o affidandosi a quel calderone (a volte incontrollato) di informazioni che è la Rete e rischiando di essere confusi. Secondo gli psicologi dell’età evolutiva quando i bambini affrontano di loro iniziativa tali temi vuol dire che sono pronti per conoscere e hanno bisogno di una risposta sincera e possibilmente chiara. Ovviamente va tenuta presente anche la propria predisposizione: se si è indaffarati o stanchi per rispondere è preferibile rimandare il confronto con la promessa che lo si riprenderà appena possibile. Nel caso in cui il tema ci imbarazza o semplicemente non abbiamo una risposta è più onesto ammetterlo, spiegando al bambino che abbiamo bisogno di tempo per pensarci.
Creare l’ambiente ideale e saper ascoltare
Tuttavia vi sono altri consigli molto utili per affrontare le curiosità dei figli e dare l’impressione che non solo le si considera importanti ma che si dedica loro il tempo che meritano. Per questo motivo andrebbe scelto un luogo accogliente e con luci soffuse, meglio se prima di dormire: nel caso di bimbi timidi è consigliato evitare il contatto oculare magari stando seduti accanto sul letto o sul divano in modo da far sentire la propria presenza. Come accennato prima, la chiarezza è la strategia vincente: per questo gli psicologi suggeriscono di evitare un linguaggio complesso e troppi giri di parole che potrebbero anzi annoiarlo, cercando di usare termini pertinenti all’età di nostro figlio. Infine è bene ricordare che la fase dell’ascolto è decisiva dal momento che non esistono consigli validi universalmente: ciascun bambino ha la sua “storia personale” e una sensibilità che lo rende diverso da chiunque altro.
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