Oggi parliamo di quei bambini che manifestano in diverse aree della vita insicurezza e inibizione e di come genitori e insegnanti possano sostenerli verso una maggiore sicurezza.
Bambini insicuri : diamo valore alla soggettività di ognuno
L’insicurezza è bidirezionale: un bambino insicuro di sé è anche insicuro dell’esterno.
La società odierna propone ideali sempre più perfezionistici e competitivi, basati sull’efficienza e sulla performance, che riguardano non solo gli adulti ma anche i bambini.
È fondamentale acquisire come premessa l’importanza dell’umanizzazione, della valorizzazione della soggettività del bambino, dell’integrazione di limiti e risorse.
L’autostima è una dimensione fondamentale per l’equilibrio psicologico di una persona e si costruisce dalla prima infanzia, in una dinamica di circolarità e multifattorialità.
Sono diversi i fattori che contribuiscono a generare l’autostima nel bambino, tra cui aspetti genetici – individuali – familiari e ambientali.
I genitori svolgono un ruolo complesso e fondamentale, sono il primo specchio con cui il bambino si identifica. Il secondo contesto educativo privilegiato è la scuola, luogo di apprendimento e di sperimentazione relazionale e sociale in cui si matura la percezione di sé.
I volti dell’insicurezza : Come si manifesta l’insicurezza nei bambini?
Esiste una variabilità connessa a molti fattori, tra cui l’età del bambino.
Tendenzialmente, durante la prima infanzia il bambino non è ancora capace di decifrare le ragioni del suo comportamento e del suo stato emotivo. Le emozioni vengono mostrate anche attraverso somatizzazioni, cioè malesseri corporei, enuresi, mal di pancia e di testa senza cause organiche.
Alcune delle manifestazioni di insicurezza nel bambino possono essere:
- Difficoltà ad allontanarsi dal genitore per esplorare l’ambiente circostante;
- Tendenza ad eccessiva introversione;
- Disagi relazionali a causa dell’insicurezza;
- Costante incertezza sulle scelte, anche banali;
- Incapacità di tollerare la frustrazione;
- Blocco nelle attività che richiedono un’espressione di sé di fronte ad un pubblico, anche noto (interrogazioni orali, recite ecc.);
- Evitamento di attività competitive (es. manifestazioni sportive);
- Esplosioni di rabbia;
- Intolleranza alla frustrazione;
- Difficoltà nei movimenti di autonomia (es. dormire da soli).
Il ruolo dei genitori e degli insegnanti
Famiglia e scuola sono i principali contesti di crescita e sviluppo in cui i bambini maturano l’immagine di sé, acquisiscono le abilità sociali e pongono le basi per la costruzione dell’identità.
È fondamentale che genitori e insegnanti stabiliscano un rapporto di collaborazione, fornendo riferimenti educativi coerenti e sinergici che possano garantire un continuum affettivo e normativo.
Per stabilire una buona cooperazione tra famiglia e scuola è fondamentale che ci sia un rispetto dei reciproci ruoli, e quindi dei confini.
Per aiutare il bambino a sviluppare una maggiore sicurezza in sé stesso, e di conseguenza verso l’esterno, è importante che i genitori:
- Trasmettano fiducia nelle capacità del bambino: utilizzare frasi chiare e assertive, come: “credo in te“; “siamo certi che puoi farcela“; “siamo fieri di te“; “meriti riposo“; “vedrai che farai la scelta giusta” ecc.. È quindi importante che anche attraverso i comportamenti si comunichi fiducia nel bambino, per esempio non intervenendo sostituendosi a lui nelle difficoltà ma sostenendolo affiancandolo, accogliendo i suoi tempi.
I genitori che propongono eccessive facilitazioni tacitamente rischiano di trasmettere sfiducia nelle possibilità del bambino. - Alleggeriscano il peso delle aspettative. È fondamentale umanizzare gli insuccessi e non confondere la totalità della persona con il comportamento specifico.
Ad esempio è importante verbalizzare frasi come “è naturale avere paura”; “anche io alla tua età avevo ansia”; “la prossima volta vedrai che andrà meglio”. Di fronte ad un comportamento sbagliato è importante far capire l’errore senza svalutare, ad esempio non utilizzare espressioni come “sei incapace”; “sei cattivo”; “mi hai deluso”; bensì “questa cosa non si fa perché..”; “questo comportamento mi ha fatto arrabbiare perché..” ecc.. - Incoraggino movimenti di autonomia;
- Siano autorevoli e sinergici: fornire limiti chiari e condivisi. Non sempre si hanno le stesse posizioni ma è importante trovare una mediazione e comunicare un messaggio chiaro e univoco, altrimenti il bambino potrebbe sviluppare confusione e comportamenti manipolativi.
- Favoriscano l’integrazione di attività di dovere (es. compiti) e attività di piacere (momenti ludico ricreativi);
- Pongano un confine chiaro tra sé e i figli: i bambini non possono essere sovraccaricati di ansie e paure degli adulti;
- Umanizzare gli insuccessi;
- Rispettare i tempi del bambino;
- Fornire spazio per l’espressione delle emozioni del bambino, accogliendo le paure, la rabbia e la tristezza,
Parallelamente, è importante che gli insegnanti:
- Non propongano attività competitive disfunzionali;
- Valorizzino la soggettività e la diversità dei bambini;
- Favoriscano attività gruppali volte all’inclusione e l’integrazione;
- Non trattino l’insicurezza del bambino attraverso sistemi di premi e punizioni;
- Propongano laboratori sull’alfabetizzazione emotiva.
Sovente, i genitori si sentono paralizzati all’interno di un circolo vizioso perché si percepiscono colpevoli e inadeguati di fronte alle difficoltà dei figli.
Ciò non aiuta a delineare quel confine sano e protettivo tra l’adulto e il bambino.
I bambini sono dotati di una soggettività che potrà esprimersi liberamente se all’interno della famiglia vi sono ruoli e confini chiari e flessibili.
Combattere l’insicurezza non significa proporre ideali perfezionistici ed esenti di difficoltà ma sostenere il bambino, alla luce delle sue caratteristiche, verso la maturazione del senso di autostima e autoefficacia, essenziali per la crescita.
A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta
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