I primi mesi di crescita al di fuori dell’utero rappresentano per i neonati prematuri una fase molto complessa. L’obiettivo principale è garantire una crescita che sia quanto più possibile paragonabile a quella che avrebbe avuto il piccolo se fosse stato ancora all’interno dell’utero materno.
Per tale motivo, l’organismo compensa con particolari “meccanismi di recupero” che portano a un aumento di crescita di peso, lunghezza e circonferenza cranica.
La maggior parte dei prematuri riesce mediamente a recuperare la crescita entro i primi 2-3 anni di vita, anche se questo processo di compensazione varia da bimbo a bimbo, tanto che potrebbe durare anche fino addirittura all’adolescenza.
L’alimentazione gioca un ruolo cruciale in questo processo, perché è alla base dello sviluppo e ovviamente dell’apporto nutrizionale: ma come possiamo aiutare i bimbi prematuri in questo recupero? Ne abbiamo parlato con il Dottor Salvatore Napodano, pediatra di MioDottore che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma.
Quali sono le caratteristiche dell’apparato digerente di un bambino prematuro? Quali sono le carenze rispetto a un bambino nato a termine e quali le sue particolari esigenze nutrizionali, fin dalla nascita?
Viene considerato prematuro un bambino che nasce prima della 37ª settimana di gravidanza. I neonati prematuri, a differenza dei neonati a termine (che nascono tra la 37ª e la 41ª settimana di gestazione), hanno anche un intestino immaturo, per cui possono avere problemi di digestione e assorbimento delle sostanze nutrienti: ciò è dovuto alla carenza di specifici enzimi e cellule intestinali mature.
Per tale motivo, i neonati prematuri hanno bisogno di un alimento facilmente digeribile: il latte materno. Quest’ultimo, meglio di qualsiasi altra formulazione artificiale, contiene gli enzimi che aiutano il piccolo nella digestione e numerosi fattori di crescita che promuovono la maturazione dell’intestino: i neonati prematuri che vengono alimentati principalmente con latte materno hanno un intestino con un effetto barriera decisamente migliore rispetto ai bimbi alimentati con latte artificiale.
I bambini non sono tutti uguali, eppure spesso si sente parlare di età per definire quando un bambino sia pronto o meno all’introduzione del cibo: quali sono i segnali che andrebbero tenuti a mente per stabilire se un bambino è pronto o meno allo svezzamento?
Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) consigliano l’allattamento con latte materno esclusivo per 6 mesi, con l’introduzione di cibi solidi a partire appunto dal 6° mese in poi.
Per quanto riguarda i nati prematuri, non ci sono raccomandazioni differenti su quando iniziare lo svezzamento né tantomeno sui tipi di cibi da prediligere. È importante ricordare di prendere in considerazione, per i prematuri, la loro “età corretta”, che si calcola partendo da zero nel momento in cui il piccolo sarebbe dovuto nascere a termine.
In ogni caso, nella scelta della tempistica di inizio dello svezzamento devono essere presi in considerazione tantissimi fattori e segnali, tra cui il principale è l’andamento della crescita (peso, lunghezza, circonferenza cranica) con l’assunzione del solo latte.
Nel caso di bambini prematuri, ci sono altri elementi da tenere in considerazione per stabilire quale sia il momento giusto per cominciare l’avventura dello svezzamento?
Certo! I fattori da tenere in considerazione sono numerosi. Ad esempio, se con il solo allattamento (materno o artificiale) il pediatra riscontra una crescita non adeguata del prematuro, si può ipotizzare di anticipare lo svezzamento, a partire anche dal quarto mese di età corretta.
Inoltre bisogna considerare il livello di maturità raggiunto dal lattante: l’acquisizione delle competenze motorie (ad esempio, la capacità di mantenere in modo autonomo la posizione semi-seduta), la capacità di coordinare mani e bocca, la capacità di deglutire, la curiosità del piccolo verso la novità del cibo.
Ogni bambino infatti cresce e matura secondo schemi, percorsi e tappe assolutamente individuali, non paragonabili neanche a quelli di eventuali fratellini o sorelline. Tutto ciò che abbiamo detto finora giustifica il perché, anche a parità di età o di peso, alcuni bimbi possano iniziare lo svezzamento, mentre per altri è ancora preferibile aspettare un po’.
Con quali alimenti è meglio iniziare lo svezzamento di un bambino prematuro? Si parte sempre con la frutta o sarebbe meglio iniziare con altri cibi?
Abbiamo visto che i nati prematuri, in buone condizioni di salute, nei primi mesi di vita hanno una crescita “accelerata”, utile per provare a recuperare il peso più basso della nascita anticipata. Per questo motivo, ad esempio, alcuni pediatri nella fase iniziale dello svezzamento di particolari lattanti prematuri spingono con l’introduzione della carne prima della frutta poiché, così facendo, si evita il rischio che il bambino assuma una quantità scarsa di proteine.
È chiaro quindi che è necessario il supporto dello specialista pediatra, che continuerà a monitorare la crescita del bambino prematuro durante questa fase particolarmente delicata dello sviluppo.
Per quanto riguarda l’introduzione dei vari alimenti, ci sono indicazioni particolari sulla presentazione dei nuovi cibi o valgono le regole generali? Ci sono cibi assolutamente da evitare o ritardare?
Fondamentalmente, una volta raggiunta l’età corretta per lo svezzamento, valgono le regole generali perché l’intestino a quel punto è maturo. Si inizia con piccoli assaggi, ad esempio di frutta preferibilmente biologica, cominciando a metà mattina e poi anche a metà pomeriggio con mela o pera grattugiata, per poi proseguire con la prima pappa di brodo vegetale, cereali e carne. Per quanto riguarda i lipidi, è consigliabile iniziare l’introduzione con circa un cucchiaio di olio extravergine di oliva al giorno.
Ogni nuovo alimento va testato singolarmente per 5-6 giorni per verificarne la tolleranza e abituare il piccolo a nuovi sapori e nuove sensazioni. Ovviamente la quantità dei vari alimenti andrà calcolata con il pediatra in base al peso e alle richieste soggettive del piccolo.
Quando passare dalle consistenze cremose ai piccoli pezzi? Ci sono accorgimenti particolari da prendere?
Così come per l’epoca di inizio dello svezzamento del neonato prematuro, anche per quanto riguarda la modalità di passaggio dalle consistenze cremose ai piccoli pezzi non esistono raccomandazioni specifiche.
In merito alle capacità digestive, l’introduzione di nuovi alimenti mette automaticamente in funzione gli enzimi digestivi necessari per il metabolismo dei cibi e per la maturazione della mucosa intestinale.
Al momento giusto dello svezzamento, le varie ghiandole (come ad esempio il pancreas) sono già potenzialmente mature per produrre tutte le sostanze necessarie per metabolizzare i nutrienti. È importante ricordarsi sempre di introdurre le novità gradualmente, senza insistere, ma stimolando il bambino alla curiosità, condividendo con lui la gioia per i piccoli progressi e congratulandosi per ogni piccolo passo avanti.
È possibile praticare auto-svezzamento con un bambino prematuro?
Assolutamente sì! Di certo è indispensabile valutare quando il piccolo è “pronto”, ovvero quando passa da movimenti involontari, non controllati, a movimenti volontari e consapevoli.
Ad esempio, è importante che si passi dal riflesso di suzione e di estrusione della lingua (movimenti involontari) a un movimento invece volontario di apertura della bocca (quando ad esempio viene proposto il cucchiaino) e poi di deglutizione di cibi semiliquidi.
Ancora, bisogna valutare la maturazione delle competenze motorie, passando dal cosiddetto “grasping” (il piccolo si aggrappa involontariamente a qualsiasi oggetto che gli viene offerto) alla capacità volontaria di afferrare le cose con le mani, di protendere le braccia, di sostenere il capo e di girarlo, di stare in posizione semi-seduta e di interagire con gli adulti.
Solo a questo punto sarà pronto per l’auto-svezzamento e a deglutire cibi semisolidi, accettando in bocca anche oggetti diversi dal capezzolo della mamma o dalla tettarella, come ad esempio il cucchiaino.
Nell’alimentazione di un bambino nato prematuro è necessario fornire qualche integratore particolare?
Non esistono attualmente dati ed evidenze scientifiche per consigliare in modo uniforme eventuali integrazioni e tempi o modalità di svezzamento per i prematuri.
Per ogni bambino è necessario soddisfare i propri particolari bisogni nutrizionali, con richieste addizionali di energia per i prematuri, sotto forma di proteine, carboidrati, lipidi (in particolare acidi grassi polinsaturi a catena lunga: LC-PUFA), ferro, zinco, calcio, selenio. Tali sostanze possono essere fornite al piccolo attraverso l’allattamento prima, poi con uno svezzamento che preveda l’introduzione variegata di tutti gli alimenti salutari.
Una buona dieta deve essere ricca non solo di ferro e calorie, ma anche di vitamine, in particolare di vitamina A (presente in latticini, verdure scure o gialle, carote, zucca, pomodoro, uovo), vitamina C (frutta, verdura, patate), vitamina B (latticini, banane, verdure verdi a foglia larga, fegato, uova) e folati (verdure verdi a foglia larga, frutta, legumi).
Come comportarsi se il bambino non mangia o mangia solo poche cose? Valgono le stesse indicazioni per gli altri bambini o è necessario intervenire?
In alcuni casi possono verificarsi delle difficoltà nelle prime fasi della deglutizione di alimenti semisolidi, soprattutto nei gravi prematuri che sono stati a lungo intubati in Terapia Intensiva Neonatale (TIN).
La maturazione di questi piccolissimi bambini non è stata fisiologica e le procedure messe in atto in TIN (come l’utilizzo di un sondino naso-gastrico), necessarie per la loro sopravvivenza, possono interferire in qualche modo su aspetti come la deglutizione, la sensazione di fame, la reazione a gusti e consistenze diverse dal latte.
Tutto ciò non vuol dire che sussistano complicazioni dello sviluppo neuromotorio, ma è opportuno discuterne con il pediatra per capire quali siano le modalità migliori per procedere con la graduale introduzione dei vari alimenti e per stimolare il piccolo ad assaporare cibi diversi.
Qual è la figura medica più adatta per seguire il percorso alimentare di un bambino prematuro?
Risulta fondamentale iniziare a introdurre i diversi alimenti con il supporto dello specialista pediatra, in modo da poter riferire immediatamente eventuali problematiche e valutare nel tempo sia l’accettazione dei nuovi cibi che l’andamento della crescita, durante questa fase particolarmente critica dello sviluppo.
Per i bambini con particolari bisogni nutrizionali o con difficoltà di crescita può essere utile anche l’ausilio di un dietista esperto nelle prime fasi dell’alimentazione, per ottimizzare gli apporti di calorie e nutrienti.
Alla luce delle numerose evidenze scientifiche disponibili, la promozione di un’adeguata crescita qualitativa e quantitativa durante le prime fasi della vita e lungo tutta l’infanzia è fondamentale per porre le basi per un buono stato di salute in età giovane adulta.
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