L’emergenza Coronavirus nel mondo sta facendo tornare a galla fenomeni di sfruttamento del lavoro minorile: è il caso del Congo dove migliaia di bambini lavorano in schiavitù nelle miniere di cobalto per aiutare le loro famiglie, piegate dalla crisi economica e dal crollo dei redditi causato dalla pandemia.
I bimbi schiavi nelle miniere del Congo
Lo scorso 12 giugno si celebrava la Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile e l’occasione ha portato l’UNICEF ma pure la ONG Save The Children a fare luce sui nuovi fenomeni di schiavitù infantile: in un rapporto dell’ONU si è lanciato l’allarme dato che la pandemia da Coronavirus ha impoverito ulteriormente alcune zone del mondo, costringendo molte famiglie a far lavorare i propri figli a condizioni disumane pur di guadagnare qualcosa.
È ad esempio il caso del Congo dove secondo alcune stime almeno 40mila minori lavorano illegalmente oltre 14 ore al giorno per estrarre il cobalto necessario a realizzare le batterie dei cellulari: nelle foto pubblicate da alcune testate si vedono i bambini immersi in pozze inquinate e che lavorano a mani nude.
Condizioni lavorative disumane
Gli episodi di sfruttamento nello Stato del centro Africa si riferiscono alla città di Kolwezi, uno dei centri strategici di estrazione dei minerali, inviati successivamente all’industria cinese che ha il monopolio nel settore. Proprio in questa zona meridionale del Congo in passato si sono trasferite migliaia di famiglie in fuga dalle violenze della guerra : questo spiega l’alta concentrazione di minori che poi vengono sfruttati ai limiti della schiavitù nelle miniere, lavando le rocce e raccogliendo a bassissimo costo il cobalto.
Un inferno dove le più elementari regole di umanità sono sistematicamente violate nonostante le denunce di diverse ONG e di organizzazioni religiose che cercano di proteggere almeno le donne e i bambini. “La situazione di sfruttamento che abbiamo trovato era molto forte. Secondo un’indagine che avevamo realizzato nel 2013, nelle comunità del Domaine Marial il 65% dei bambini tra gli 8 e i 12 anni intervistati lavorava nelle miniere e nel 2017 nell’area di Kanina lo faceva l’80% dei bambini in età scolare” hanno raccontato alcuni missionari della Fondazione del Buon Pastore.
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