12 luglio 2024 –
Una mamma neozelandese, Amy Dixon, ha lanciato recentemente una petizione per vietare i bikini a perizoma nelle piscine pubbliche, scatenando un acceso dibattito sul tema della decenza e della libertà di vestirsi come si vuole.La donna ha spiegato al Taranaki Daily News di essersi spesso sentita “a disagio” con la sua famiglia a causa di donne che indossavano il costume a perizoma soprattutto per come potrebbero prendere questa visione i bambini. E forse anche i mariti…
Costumi da bagno troppo scoperti e “sconvenienti”
“Non voglio essere una madre iperprotettiva“, ha dichiarato la Dixon al giornale “ma mi chiedo: è questa la società in cui vogliamo vivere? Se sì, troverò un modo per educare i miei figli, ma non credo che dovrebbe essere necessario”.
La petizione online ha già raccolto oltre 400 firme, un numero significativo considerando la portata locale della notizia e il numero di frequentatori limitato della piscina. Ecco cosa si legge nel testo della petizione.
La mia famiglia si è spesso sentita a disagio e l’area chiusa significa che guardare altrove o spostarsi non è sempre un’opzione. Mi chiedo se ciò crei anche un ostacolo per gli altri membri della nostra comunità, che potrebbero voler evitare del tutto questi spazi.
Mi piacerebbe che la nostra piscina locale diventasse uno spazio a misura di famiglia, dove i membri della comunità di tutte le età, provenienze, convinzioni e culture potessero sentirsi al sicuro e liberi di divertirsi.
“Le piscine sono generalmente frequentate da bambini“ ha commentato un firmatario. “È assurdo che le donne pensino che sia accettabile indossare costumi così indecenti”.
Il caso ha acceso un dibattito che va oltre i confini della città neozelandese. Infatti oltre al caso di questa mamma neozelandese, negli anni sono emerse altre proteste simili in diverse parti del mondo, come nel caso della maestra considerata “troppo procace”, un segno che la questione del dress code sta diventando sempre più sentita, soprattutto nei luoghi pubblici come le scuole e le piscine.
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Ian Grace, promotore di un’altra protesta simile in Australia ha dichiarato “Le donne con quel tipo di costume mettono a disagio gli altri… Un sedere nudo è sensuale come un seno nudo, e non capisco perché nelle piscine sia normale indossare certi bikini. I bambini piccoli non dovrebbero vedere il lato B così esposto” ha aggiunto Grace.
Il senso del pudore nei bambini
Queste petizioni sollevano quindi diverse questioni: innanzitutto, a chi dà veramente fastidio la parziale nudità in piscina come al mare? Ai bambini, che con la loro mente candida, non vedono nulla di strano o di “pruriginoso” in un corpo umano esposto al sole e agli occhi indiscreti? Un bambino che difficilmente sta connotando in modo “sessualizzato” ciò che sta vedendo? Oppure il problema è negli occhi di chi guarda, come al solito?
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Come quando ci dicevano di coprirci quando allattavamo perché un seno è pur sempre un seno e QUINDI oggetto di desiderio sessuale?
Dove dovremmo tracciare quindi il confine tra decenza e libertà di espressione? Le piscine dovrebbero essere considerate luoghi adatti a tutti, anche ai bambini? E ancora, non spetta forse proprio ai genitori educare i propri figli su temi come la sessualità e della conoscenza del corpo umano, scevro da giudizi e vergogna?
E voi cosa ne pensate?
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