E se tentassimo d’imbastire un ragionamento tra: “non toccate le favole ai bambini” e “le principesse Disney sono stereotipi femminili di un’ingenuità disarmante ai limiti della patologia”?
Di polvere, attorno al discorso tenuto da Paola Cortellesi in occasione dell’apertura dell’anno universitario della Luiss, se n’è alzata già abbastanza. Noi vorremmo arrivare sul pezzo un po’ come Cenerentola (giusto per stare in tema) e cercare di far ordine.
Fiabe sessiste, il discorso di Paola Cortellesi
La nota attrice e regista, Paola Cortellesi, reduce dall’enorme successo del suo ultimo film manifesto “C’è ancora domani“, accosta la sua protagonista Delia, donna degli anni 40’ sottomessa al marito padrone, a due grandi icone Disney: Cenerentola e Biancaneve.
Con la differenza che la sua protagonista in qualche modo si salva e grida al femminismo mentre per le nostre principesse non c’è alcuna speranza. Il focus della Cortellesi sta nel fatto che entrambe le figure Disney sono stereotipi di donne ingenue e sprovvedute, con la massima aspirazione di “fare da colf ai Sette Nani” e di sposarsi alla cieca un principe azzurro per tentare la salvezza. Arriva a definirle due favole “sinistre”.
L’analisi degli adulti si scontra con l’occhio dei bambini
Accuse pesanti per le nostre amate principesse Disney. Inevitabile, dunque, la creazione di due schieramenti in netto contrasto. Chi sostiene che le favole non si debbano toccare e che il loro valore formativo debba restare intatto. E chi sostiene invece che tale modello femminile possa insinuare nella mente dei nostri bambini un concetto di patriarcato, proponendo loro stereotipi di donne in balia di se stesse in grado di salvarsi solo grazie all’uomo.
Dalla sua la Cortellesi ha il sapiente uso della parola e dell’ironia, che talvolta la porta a cavalcare l’onda calcando la mano su alcuni concetti e portandoli, a suo rischio e pericolo, all’esasperazione. Sta a noi capire, dove c’è ricamo narrativo e dove si vuol invece veicolare un vero e proprio messaggio.
Ma come spesso accade, ad analizzare e a scomporre ogni cosa in piccole parti, si corre il rischio di perdere la magia dell’insieme, quella delle favole in questo caso. Magia che i nostri bimbi assimilano con occhio puro e sognante, lontani dalla nostra analisi disillusa. Analisi in grado di trasformare l’intreccio di una favola (che prevede la morte di Biancaneve) in un “femminicidio”.
Tempo addietro avevamo affrontato una tematica similare, parlando dei messaggi subliminali nascosti all’interno dei cartoni animati e dell’impatto che possono avere sui nostri bambini.
L’evoluzione della figura femminile: dai classici Disney, oltre oceano, fino a Barbie
Dobbiamo dar atto al fatto che negli anni le fiabe hanno sottolineato l’evoluzione della figura femminile, divenuta sempre più spesso eroina forte e coraggiosa. Con Fiona di Shrek l’eroina in questione si stacca di netto anche dal concetto di “principessa dalla bellezza indiscussa”, altra caratteristica sottolineata in senso negativo dalla Cortellesi in riferimento alle principesse belle e svampite.
Oltre oceano troviamo anche i successi del regista giapponese Miyazaky, che spesso e volentieri conferisce alle donne una parte di rilievo nelle sue opere, ergendole a protagoniste indiscusse. Un celebre esempio tra tutti lo vediamo con “La città incantata” e la figura di Chihiro. Miyazaky infatti è stato più volte definito un femminista della pellicola.
Quest’estate abbiamo inoltre assistito al fenomeno del film “Barbie” che, per quanto criticato, ha portato il focus su una figura femminile emancipata e indipendente, pronta a staccarsi dalla simbiosi imposta dal collettivo con Ken.
Biblioteche e librerie propongono svariati testi per bambini che veicolano messaggi di emancipazione femminile. Le occasioni per riflettere con i nostri figli su tale concetto sono dunque a portata di mano, basta solo coglierle. Va detto che anche qui gli studiosi si dividono in chi considera tali testi “formativi” e chi invece vede in un messaggio educativo “troppo calcato” la perdita di bellezza e poesia ai fini della lettura stessa.
Le favole contribuiscono alla creazione dell’immaginario collettivo
È dimostrato, da studiosi e psicanalisti del settore, che le fiabe sanno stimolare, con un approccio indiretto e simbolico, l’intelligenza dei bambini sia a livello conscio che inconscio, conducendoli nelle varie fasi della crescita. Le storie contribuiscono dunque alla creazione di un immaginario collettivo e per queste ragioni hanno un’enorme importanza.
Se la paura è quella che Cenerentola e Biancaneve (non stiamo qui a scomodare altre principesse) possano insinuare nella testa dei bambini pillole di patriarcato o più in generale ideologie errate, ecco che la soluzione potrebbe essere ancora una volta quella di vivere al loro fianco tali momenti di crescita. Guardiamo questi cartoni assieme ai nostri figli, cerchiamo di contestualizzare, di spiegare, di cogliere reazioni e pensieri durante la visione e di riflettere insieme a cartone finito. Non servono grandi arringhe, talvolta bastano osservazione, ascolto e confronto. Non limitiamoci a un “accendi cartone” “spegni cartone”. Questa fatica spetta a noi genitori in primis, questa fatica è crescita collettiva.
Lasciamo quindi a voi, cari lettori, di trovare il vostro posto all’interno di questa diatriba, ma soprattutto vi lasciamo il telecomando.
Una Bionda e Una Penna
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