All’interno dell’immane tragedia dei migranti si ritaglia uno spazio positivo la vicenda del giovanissimo immigrato che ha trovato nel deserto un bambino solo e lo ha portato con sè fino in Italia.
Incontro di speranza
Un ragazzino appena sbarcato a Lampedusa ha accompagnato un bimbo di appena tre anni dai soccorritori, spiegando di non avere nessuna parentela con lui e di averlo trovato in pieno Sahara, solo e senza acqua nè cibo.
“Non potevo lasciarlo lì – ha spiegato il ragazzo – sarebbe morto entro breve tempo“. Allora lo ha preso con sè nel lungo viaggio pieno di aspettative, con destinazione prima la Tunisia e dopo Lampedusa.
Forse il coraggio e il senso di umanità dimostrati dal giovane possono essere di esempio per molti governanti del cosiddetto mondo civilizzato.
Il piccolo, subito preso in consegna dalla Croce Rossa e dall’organizzazione umanitaria Save The Children, non parla non piange e non sorride; si avvicina solamente a donne senza però interagire.
Scattata la gara di solidarietà
All’interno dell’hotspot di Contrada Imbriacola il piccino è stato sistemato nel reparto riservato alle donne sole e ai più piccoli, con assistenza costante degli psicologi.
Raccontano di lui come non si lamenti mai e, soprattutto non pianga, cosa che turba non poco: deve aver sofferto molto e, forse, aver visto cose che un bimbo non dovrebbe mai vedere.
Il destino di questo bimbo verrà deciso dal Tribunale dei Minori di Palermo, che passerà alla verifica di eventuali parenti sul territorio e, in seconda battuta, se esistono richieste d’affido inoltrate da soggetti idonei.
“Non riesce a parlare – dice Claudia Caramanna, Procuratrice dei Minori – perché evidentemente ha subito uno stress emotivo insopportabile per un bambino della sua età“. Per il momento numerosi cittadini di Lampedusa hanno già fatto richiesta di affido, almeno finché non verrà trovata una sistemazione adeguata al piccolo.
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