La mattina non possiamo farne a meno per rimetterci in piedi, combattere gli sbadigli e cominciare la giornata, mentre la sera non possiamo cedere alla tentazione di berlo, pena una notte insonne: il caffè ha un ruolo importante nel ritmo sonno-veglia di molti di noi, tanto che l’aroma della tazzina genera spesso dipendenza. Ma secondo quale meccanismo agisce il caffè sul nostro organismo e perché riesce a tenerci svegli?
Una risposta a queste domande arriva da uno studio condotto dai ricercatori del Medical Research Council’s Laboratory of Molecular Biology di Cambridge e apparso di recente sulla rivista “Science Translation Medicine”: pare che il caffè, oltre a esercitare un’azione stimolante, sia in grado di intervenire sugli “orologi” chimici delle nostre cellule, rallentandoli.
In particolare, se si beve un espresso tre ore prima di mettersi a dormire, l’attivazione della melatonina (ormone che controlla il ciclo sonno-veglia) viene posticipata di 40 minuti, da qui il risultato che tutti sperimentiamo quando beviamo un caffè troppo tardi: si fa fatica ad addormentarsi.
Secondo i ricercatori, saperne di più sul modo in cui agisce il caffè potrebbe essere utile per imparare a dosare la caffeina durante la giornata al fine di riprogrammare i nostri orologi biologici e non esserne più schiavi.
Qualche esempio? Si può partire da qui per combattere alcuni disturbi del sonno, dalle notti passate in bianco fino all’abitudine di svegliarsi troppo presto (o addirittura nel cuore della notte). Inoltre, l’azione del caffè – assunto al momento giusto della giornata – può aiutare i viaggiatori a liberarsi più in fretta dai fastidi del jet lag, quando ci si trova a spostarsi da un capo all’altro del pianeta.
Il caffè, dunque, si conferma un prezioso e irresistibile alleato. Tutto sta a sapere quando berlo e quando, invece, è meglio evitarlo.
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