Natalità mai così bassa in Italia secondo i nuovi dati rilasciati dall’Istat. Il record negativo confermato dal rapporto dell’Istituto statistico nazionale fa riferimento all’anno 2023, e registra un’evidente riduzione rispetto al periodo precedente, anche dipendente dall’emergenza pandemica.
Osservando con un occhio attento al passato meno recente si può notare che i dati relativi allo scorso anno sono ancora più negativi di quanto si possa ad un primo sguardo immaginare.
I numeri neri delle nascite in Italia
È decisamente negativo il record confermato dall’Istat circa il drastico calo di nascite in Italia relativo all’anno 2023. La Dinamica Demografica ha infatti attestato complessivamente 379 mila nuovi nati, con una diminuzione del 3,6% rispetto al 2022.
Se però ci si ferma a guardare più indietro nel tempo si nota come rispetto al 2008 ad esempio il calo sia attestato addirittura al 34%. L’impietoso numero registrato dall’Istat fa segnare il record negativo assoluto in 160 anni di storia italiana.
L’influenza della pandemia Covid
Il numero sempre più esiguo di nuove nascite registrate in Italia risale a molti anni addietro, e non è direttamente legato alla pandemia dell’ultimo periodo. L’emergenza sanitaria ha però dato un decisivo ed ulteriore contributo, facendo aggravare una crisi già in atto.
Sul finire del 2020, primo anno di pandemia, è infatti stato riscontrato un calo di nuovi nati pari al 10.7%. La situazione non è di certo migliorata, anzi tutto il contrario, nell’anno successivo. Il 2021 ha fatto registrare fin dal mese di gennaio un calo del 13.4%, con picchi attestati persino al 15% in alcune specifiche aree d’Italia.
La preoccupazione, il timore e l’ansia legate alla situazione pandemica avrebbe convinto molte coppie, soprattutto quelle più giovani, a rimandare la fase di concepimento. Dopo alcune lievi inversioni di tendenza nella primavera del 2021, l’Istat fa registrare un nuovo down di nascite nell’estate dello scorso anno.
Sempre secondo l’organismo statistico, questi numeri sarebbero riferiti in particolare a donne over 35 anni.
Meno figli per ogni donna
I dati trasmessi dall’Istat hanno confermato che la prima responsabile del calo costante di nascite degli ultimi anni e in particolar modo del 2021 non è stata la pandemia.
I fattori influenzanti questi numeri sembrano piuttosto essere una riduzione delle donne in età fertile e una minore propensione delle stesse ad avere dei figli. Evidenza riscontrata in maniera considerevole è la volontà condivisa da molte giovani donne di avere meno bambini. Il numero di figli per donna nel biennio 2008-2010 era pari a 1,44. Questo dato ha subito un decremento attestandosi nel 2023 a 1,2.
Ma il calo della natalità oggi riguarda sia i bambini di cittadinanza italiana che quelli di cittadinanza straniera. I bambini di cittadinanza straniera, che sono circa il 13% del totale, sono anch’essi calati: 3mila in meno rispetto al 2022.
Si tratta di un dato diametralmente opposto a quanto accadeva nell’immediato dopoguerra ad esempio. Allora il numero di figli per ciascuna donna raggiungeva il 2 o persino il 2,5. È salita anche l’età media di concepimento, giunta oggi a 31,4 anni. I motivi sono le scarse certezze lavorative e l’insicurezza nell’avere un reddito stabile.
Più donne senza figli
In concreto aumento è invece il numero di donne senza figli. Soprattutto nelle regioni del centro e del nord Italia 1 donna su 4 non ha bambini.
Dati leggermente più alti sono invece riscontrati dall’Istat nell’area del mezzogiorno. Le stime statistiche sottolineano soprattutto un incremento delle donne che scelgono di restare childfree, ovvero coloro che in maniera consapevole decidono di non voler divenire madri (numeri giunti al 17.4%).
L’incertezza lavorativa ed economica abbinata al desiderio di libertà sembrano essere i due principali motivi atti a spiegare oggi questa sempre più diffusa scelta. L’autonomia professionale e gli altri progetti di vita paiono per molte donne entrare in deciso contrasto con la maternità.
In questi ultimi anni si è parlato molto di sostegni alla natalità, ma servono riforme strutturali per dare sostegno ai genitori a tutto tondo. A piccoli passi forse ci arriveremo, per ora sono stati aumentati i giorni di congedo di paternità e sono stati ampliati i congedi parentali.
I dati dell’analisi ISTAT riferiti al 2023.
La denatalità e le future pensioni
Ed è proprio di questi giorni una notizia (o non-notizia, come vi spieghiamo più sotto) piuttosto deprimente sul futuro dei nostri figli: sapevamo già che il futuro delle pensioni in Italia allo stato attuale non è particolarmente sostenibile, proprio per il calo di contributi pagati a fronte di esborsi sempre più consistenti per pagare le pensioni, con una popolazione che invecchia sempre di più.
Hanno suscitato infatti un certo scompiglio le parole di Roberto Ghiselli, il presidente del Civ (Comitato di indirizzo e vigilanza) dell’INPS durante un’audizione alla Camera dei Deputati. Nel suo intervento Ghiselli tracciava un panorama desolante, per non dire allarmistico del futuro delle pensioni.
Tuttavia in una nota l’ente pensionistico si è affrettato a correggere la portata di queste dichiarazioni: “l’INPS precisa che non si tratta di dati e numeri inediti, ma di valori previsionali di medio periodo che sono già prudenzialmente valutati negli strumenti economico-finanziari dell’Istituto e in linea con le previsioni macroeconomiche della programmazione di bilancio dello Stato.“
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