Cara amica ti scrivo,
e lo faccio perché se provassi a chiamarti, i mie figli farebbero una tale confusione da impedirmi di capire qualsiasi parola.
Eravamo così simili fino a qualche anno fa: anche se adesso, quando osservo la tua piega perfetta, lo smalto impeccabile e l’assenza di occhiaie, mi sembra di appartenere ad un’altra razza. Ce l’avevamo promesso: a noi non succederà mai! Anche se fossimo diventate mamme (cosa che non c’interessava particolarmente) non avremmo mai fatto la fine di quelle tizie che sembravano Miss Mondo il giorno del matrimonio e Misery non deve morire appena fatto il primo figlio: esaurite, trascurate e molto molto tristi.
E io ovviamente subito dopo ho conosciuto quello giusto che faceva seguito a tanti sbagliati (che però erano giusti e perfetti per altre donne) e bum: due figli in due anni. Ho scoperto allora che l’esaurimento galoppa quando smetti di dormire, che mettersi in tiro per farsi vomitare sul vestito da 300 euro è anti-economico e che la tristezza si chiama baby blues, e fa proprio paura.
Sono diventata monotematica: giuro che non era cattiveria, ma quegli esseri chiamati figli sono così speciali, così incredibilmente belli, intelligenti, dolci, adorabili, birichini, perfetti… che davvero, a volte è difficile staccare il cervello. Anche il corpo: c’è quella specie di energia che ti lega a loro: e quando non ci stai insieme ti mancano non nel cuore, ma nello stomaco.
Eppure tu non mi hai dimenticata: con una pazienza encomiabile mi hai ascoltata piangere e ridere, parlare di cose disgustose come pannolini e rigurgiti e mi hai tenuta agganciata alla realtà. Gli aperitivi, le rare cene, le rarissime serate dopo cena, mi hanno fatto uscire dal quel guscio di mamma in cui mi ero un po’ chiusa. E riscoprire quanto è bello chiacchierare di politica e fare qualche pettegolezzo, mettersi i tacchi perché non bisogna rincorrere nessuno, mangiare seduta a tavola senza essere interrotta dalla classica litania acqua-scotta-ancora scotta-pipì-mihadatofastidiooooo e gustare una bella tagliata di spada alla faccia di chi ci vuole male. E pure una bottiglia di vino, che tanto non allatto più.
Ora i piccoli stanno crescendo, ed io sono cresciuta insieme a loro: come un tempo sono cresciuta insieme a te. E quando e se toccherà a te (ma ovviamente non è un invito a gettare la pillola alle ortiche) giuro che non appena lo vorrai mi presenterò armata di smalto, piastra e mojito e ti ricorderò che essere mamme è fantastico, ma essere amiche non lo batte proprio nessuno!
Ora ti devo salutare, i pargoli mi hanno appena allagato il bagno, e ho visto la piccola passare con le pinne…ma non preoccuparti: è bello anche così….
Con affetto
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