È risaputo che l’allattamento al seno è un toccasana sia per la mamma che per il neonato. Questa pratica, infatti, è utile alla genitrice in quanto previene l’anemia e alcune malattie oncologiche e, inoltre, è il miglior rimedio per recuperare la forma fisica nel più breve tempo possibile. Dal suo canto il piccolo, grazie al latte materno, crescerà più sano e più forte, in quanto ne sarà favorito sia lo sviluppo fisico che quello cerebrale. Ma anche l’ erario può beneficiare di un allattamento al seno prolungato. Ne siete stupite? Scopriamo assieme il perché.
Per un lungo periodo l’allattamento al seno è stato considerato “fuori moda”, ma negli ultimi tempi, grazie soprattutto alle indicazioni fornite dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), la pratica è tornata in auge, facendo riscoprire tutti i vantaggi e i benefici che essa comporta sia alla mamma che al bambino.
Eppure, secondo quanto emerso da un recente dato statistico, solo il 10% delle neo-genitrici continua ad allattare dopo il sesto mese. Ma, sia per il benessere di mamma e bebè che per le casse statali, sarebbe opportuno continuare a farlo anche superato questo tempo “standard”.
Perché l’allattamento fa bene all’ erario
È stato stimato che per ogni singola neo-mamma che decide di non allattare al seno o di interrompere questa pratica entro un certo termine, il sistema sanitario deve sborsare circa 140 euro per le cure ambulatoriali ed ospedaliere del bambino. Il succo della questione è il seguente: i bambini che vengono nutriti con sistemi alternativi all’allattamento si ammalano con maggiore frequenza, andando a gravare sulle casse dello Stato. Proprio per questo motivo sono diventate sempre più frequenti le campagne promozionali in favore dell’allattamento al seno: oltre a tutelare la salute di mamma e bambino, infatti, si provvede anche a mettere al riparo le risorse, ahinoi già scarse, del sistema sanitario.
Il video della settimana