Da oggetti utili e funzionali si sono presto trasformati in status symbol, creando un volume di affari, ma anche di rifiuti sempre maggiore: cellulari, tablet, computer, televisori e anche elettrodomestici più o meno indispensabili sono sempre sul podio dei desideri degli italiani.
Invitanti reclame, riusciti slogan, contagio di massa e spirito d’imitazione sono i fattori principali che ci inducono a credere che l’ultimissimo modello di quel prodotto tecnologico debba essere in nostro possesso. Tempo poche settimane e… avanti il prossimo! Un modello ancora più aggiornato ci strizzerà l’occhio dalle vetrine di megastore e negozi specializzati.
Per il bene delle nostre finanze, ma anche e soprattutto per quello dell’ambiente, non farsi travolgere dal circuito vizioso della tecnologia all’ultimo grido a tutti i costi è ormai non solo una virtù, ma una necessità.
Prima dell’acquisto di un prodotto tecnologico, poniamoci seriamente la domanda se ne abbiamo veramente bisogno o se sia un mero bisogno indotto.
Nel primo caso, valutiamo tutte le strade alternative all’acquisto: se il cellulare è ancora in garanzia (la maggior parte rimane garantito per due anni dalla data dell’acquisto), portiamolo in assistenza; oppure cerchiamo un punto specializzato nella riparazione. Nel caso di cellulari e smartphone, cerchiamo nei cassetti se non abbiamo a disposizione modelli magari più datati, ma ancora funzionanti; valutiamo la possibilità di ricorrere al mercato dell’usato o al sistema del baratto.
Nel caso in cui l’acquisto si riveli indispensabile, scegliamo con cura il prodotto, valutando i materiali impiegati e privilegiando le linee ecologiche che le case stanno sviluppando su un numero maggiore di prodotti.
Il caro vecchio modello smaltiamolo secondo le direttive del nostro Comune di appartenenza e, prima di farlo, informiamoci se non esistono organizzazioni umanitarie interessate al riutilizzo.
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