Cina: la pandemia blocca il business degli uteri in affitto, sono migliaia i bambini che non possono arrivare
La notizia diffusa dall’agenzia ‘France Presse’ lega due dei fenomeni sociali più dilaganti degli ultimi anni e che all’apparenza non sembrerebbero avere legami.
La pandemia da Covid starebbe infatti bloccando il business della maternità surrogata in Cina. Il motivo sono le regole sanitarie che impediscono ai nuovi nati all’estero di raggiungere le famiglie cinesi.
Il business degli uteri in affitto: sono migliaia i bambini senza patria
Sono sconcertanti i dati diffusi in queste giorni e che riguardano la pratica della maternità surrogata in Cina.
Nel Paese si tratta in realtà di una pratica vietata da quasi 20 anni, ma a quanto pare sono ancora moltissime le famiglie cinesi che riescono a trovare scappatoie legali e burocratiche (estremamente costose) per aggirare le regole, anche in virtù dell’abolizione della legge del figlio unico avvenuta 4 anni fa.
Quello che non riescono però oggi ad aggirare sono i controlli alle frontiere, in particolare negli aeroporti.
In un momento normale la madre biologica, che ha donato il suo ovulo fecondato alla mamma ‘surrogata’, si sarebbe recata nel paese di residenza della donna per effettuare il test del DNA necessario a riportarsi a casa il bambino.
Oggi, con le frontiere chiuse, questo risulta impossibile.
Il problema si aggrava quando si considera che la madre che ha partorito o sta per farlo, non ha la possibilità di mantenere il bambino.
L’inchiesta di France Presse sul numero oscuro
L’agenzia di stampa francese si è focalizzata particolarmente sul fenomeno dell’utero in affitto in Russia, paese d’elezione scelto dalle donne cinesi per ‘commissionare’ un bebè.
Sembrerebbe però molto difficile, se non impossibile, riuscire a quantificare la portata del fenomeno.
Una foto in particolare ha fatto il giro del web, foto che mostrava una cinquantina di culle alloggiate in un albergo piene di bambini in attesa di conoscere il loro destino.
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