Con la ripresa della scuola in presenza ormai alle porte non può non preoccupare la situazione delle cosiddette “classi pollaio”. Un’aula su 10 in Italia è sovraffollata: e ciò che rappresentava un problema già in era pre-Covid – difficile garantire un’insegnamento adeguato a tutti gli alunni, pressoché impossibile riuscire a seguire singolarmente il percorso scolastico di ogni scolaro quando in una classe ci sono 30 e più ragazzi (con la pandemia è diventato anche una questione sanitaria).
Dal Miur è il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a snocciolare numeri incoraggianti, precisando che le aule “soprannumerarie” rappresentano solo il 2,9%. Una percentuale che, se confermata, sarebbe accettabile, soprattutto se rapportata alle precedenti rilevazioni: si pensi ad esempio che nell’ottobre 2019 le classi composte da 25 alunni più un insegnante rappresentavano il 5% del totale e, ancora, nel 2011-2012 toccavano addirittura il 17,3%. Una recente inchiesta di Tuttoscuola, però, ha chiarito come i dati forniti dal ministero non restituiscano l’esatta dimensione del problema.
Classi pollaio a scuola: questione di parametri
Se si mantiene il parametro delle 26 presenze in aula, indice di deflusso dell’aula fissato da un decreto risalente al 1975, si ottiene che allo stato attuale le classi pollaio non sono il 2,9% come indicato dal ministro Bianchi, ma addirittura l’8,6%.
Quasi un’aula su 10 risulta dunque sovraffollata. Per essere ancora più chiari: le classi interessate dal fenomeno sono 13.761 all’interno di duemila istituti. I ragazzi e le ragazze coinvolte? Quasi 400mila. Numeri che non possono non destare preoccupazione se si considera che a condividere questi spazi ridotti sono dai 27 ai 40 alunni. Davvero ottimistico credere che nell’arco di un’intera giornata non si presentino a più riprese occasioni di contagio tra compagni di classe costretti a studiare gomito a gomito. Le situazioni più critiche si registrano in particolare al primo anno delle superiori, dove le classi pollaio rappresentano il 15% del totale, e al liceo scientifico, dove in base ai numeri di “Tuttoscuola” il sovraffollamento riguarderebbe addirittura un quarto delle classi.
Classi pollaio: via il metro di distanza
La sensazione è che nessun governo negli ultimi anni sia stato in grado di affrontare – e risolvere – il problema alla radice. Anziché allargare gli edifici, o addirittura crearne di nuovi, la risposta dello Stato è stata la seguente: via la regola del metro di distanza tra i banchi. Un modo di aggirare la questione, quasi come l’alunno che di fronte ad una domanda d’esame lascia per ultimo il quesito, pur sapendo che prima o poi dovrà farci i conti. Il governo dal canto suo si difende dicendo di avere stanziato 270 milioni per consentire agli istituti che ne hanno fatto richiesta la possibilità di eseguire lavori di edilizia leggera o di affittare ulteriori locali. Per venire a capo del problema sovraffollamento, scrive Tuttoscuola, servirebbero però 300 milioni l’anno, bisognerebbe costruire 1570 nuove aule e assumere 2.826 docenti aggiuntivi. Ad oggi, l’investimento dell’esecutivo Draghi è stato di soli 22 milioni.
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