Da oltre quaranta anni le donne italiane si battono per poter dare il loro cognome ai figli e, finalmente, è di pochi giorni fa la notizia della nuova proposta di legge in esame al Senato.
Non un segno di proprietà, bensì di storia, dopotutto le madri sono coloro che hanno tenuto i figli in grembo e li hanno generati: perché ancora tanto scandalo verso un diritto così naturale?
La realtà italiana e europea
L’ultima volta che il tema è stato preso in considerazione, le proposte legislative si erano arenate in Senato, nonostante l’approvazione della Camera.
Ma oggi lo spirito sembra decisamente diverso e tra le varie proposte, leggiamo anche quella della senatrice di Lega Viva, Laura Garavini, che già nella precedente legislatura aveva consegnato il suo ambizioso disegno. Eletta nella circoscrizione estero, la Garavini ha avuto la possibilità di confrontarsi con tante realtà extra Italia e con molte donne di altri Paesi, affermando di aver assistito a situazioni assurde.
In molti Paesi, infatti, le donne hanno la possibilità di dare il secondo cognome molto naturalmente, ma non sono poche le circostanze in cui questo veniva modificato proprio dalle autorità italiane.
Dai cinque disegni di legge al testo unico
La redazione del testo unico consentirebbe di riunire quelle che sono al momento le proposte di legge, le quali consentirebbero di alleggerire il lungo iter a cui le famiglie oggi dovrebbero sottoporsi nel caso volessero aggiungere anche il cognome materno.
Laura Garavini spiega che se i disegni di legge venissero approvati, i genitori potrebbero finalmente scegliere se dare il nome materno, quello paterno, oppure entrambi. Nel caso in cui non venisse espressa nessuna preferenza, verrà scelto il cognome in ordine alfabetico, e tale decisione verrà applicata a tutti i figli successivi.
Ciò significherebbe un grande passo verso l’uguaglianza di diritti e la parità di genere, in una società che appare ancora oggi fin troppo patriarcale.
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