Con l’avvicinarsi della maturità per le scuole superiori emerge ogni anno un tema particolare: il programma di Storia. Tra chi è fermo alla Guerra Fredda, a chi non ci è neanche arrivato perché arenato nella Seconda Guerra Mondiale, si fa fatica a insegnare ai ragazzi d’oggi la storia recente e un modo anche di interpretare il mondo che ci circonda.
Secondo molti storici si dovrebbe dare più spazio alla storia contemporanea. Per altri, essendo la storia una materia con un programma in continua espansione, necessariamente non c’è molto spazio per approfondire ogni singolo evento.
La Storia Contemporanea a scuola: un vuoto educativo
L’insegnamento della storia nelle scuole superiori italiane è un argomento che suscita dibattiti e riflessioni da tempo. Nonostante gli sforzi degli insegnanti e delle istituzioni scolastiche, emerge una criticità significativa: il programma di storia raramente riesce a coprire anche gli eventi più recenti, lasciando ai ragazzi un balzo nel vuoto nella comprensione della contemporaneità.
Secondo un sondaggio condotto da Skuola.net, circa un maturando su quattro non completa il programma di storia. Questa situazione porta ad una formazione storica che si ferma spesso agli eventi della prima metà del XX secolo, trascurando temi cruciali del secondo dopoguerra e della storia recente.
E poiché nella traccia di storia dell’esame di maturità emergono spesso temi dedicati alla storia recente, accade spesso che buona parte degli studenti non prova neanche ad affrontarla per mancanza di preparazione.
L’Importanza della Storia Contemporanea per i giovani
La storia contemporanea, che comprende gli eventi dal 1945 in poi, è spesso sacrificata a causa dei tempi stretti e di un programma troppo vasto, in continua espansione. In questo modo molti giovani non conoscono adeguatamente la storia recente, mancando di strumenti essenziali per comprendere il mondo attuale.
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Comprendere la storia contemporanea è essenziale per i giovani, poiché offre loro strumenti per interpretare le dinamiche politiche, sociali ed economiche del presente. Una formazione storica completa e aggiornata contribuisce a formare cittadini consapevoli e critici, capaci di partecipare attivamente alla vita democratica del paese.
Proposte di riforma dell’insegnamento della Storia a scuola
Per risolvere questo problema, sono state avanzate diverse proposte di riforma. Una delle idee più discusse è quella di concentrarsi maggiormente sugli eventi dal 1945 in poi nell’ultimo anno delle superiori.
Così lo storico Gianni Oliva, che in un articolo apparso sulla Stampa, già l’anno scorso si interrogava sulla necessità di dare più spazio a tematiche più vicine cronologicamente.
Secondo molti esperti sarebbe fondamentale ripensare proprio il modo in cui viene insegnata la storia, rendendo il programma più flessibile e incentrato sulla comprensione critica piuttosto che sul mero nozionismo, e la memorizzazione di date e fatti.
Le polemiche contro Valditara: “Non perdiamo un anno sui dinosauri”
Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha suscitato molte polemiche con una recente dichiarazione in cui ha ribadito il concetto che bisognerebbe dedicare più tempo alla contemporaneità (ad esempio studiando maggiormente gli anni del terrorismo) e meno alla preistoria. Sarebbe tutto giusto, se non fosse che il Ministro ha parlato di “un anno perso sui dinosauri” e su bambini che conoscono a memoria i nomi di tutti i dinosauri, sottolineandone l’inutilità, a suo avviso.
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“E’ importante sapere che sono esistiti ma se noi siamo italiani forse lo dobbiamo al Risorgimento che va studiato, come va studiata la Seconda guerra mondiale, la Guerra fredda e l’epoca del terrorismo” ha dichiarato il Ministro.
Si presenta però un problema: il programma delle elementari (quando si studia tipicamente la preistoria) ha poco a che vedere con la storia contemporanea, che si affronta alle superiori. Inoltre i ragazzi non passano davvero un anno sui dinosauri
Ad ogni modo, se le affermazioni del Ministro Valditara possono essere condivisibili in linea di massa, hanno fatto emergere aspre critiche, anche dal mondo scientifico:
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