Generalmente si tende sempre a pensare che l’intelligenza sia un fattore genetico, una predisposizione che venga poi sviluppata nel corso della vita di ognuno di noi. In realtà sembrerebbe che la genetica incida in questi casi solo per il 30%. In base ad una ricerca svolta da due studiosi statunitensi infatti è stato dimostrato che a favorire l’intelligenza può essere senz’altro l’intervento di genitori ed educatori già in tenera età.
Aumentare il Q.I. del bambino: l’incidenza della genetica
Lo studio è stato pubblicato sul giornale americano Psychological Bulletin ed è stato svolto dagli psicologi Bruno Sauce e Louis Matzel. Entrambi gli esperti si sono innanzitutto soffermati sul fattore ereditario: sembrerebbe dunque che l’intelligenza dell’individuo sia da un lato dovuta ai propri geni mentre dall’altro che essa sia per buona parte plasmata dalla società e dall’ambiente nel quale viviamo.
Secondo attente ricerche i primi anni di vita del bambino sono estremamente importanti e possono essere altamente influenzabili rispetto a quando si è adulti. Per un bambino, in una scala da 1 a 10, l’ambiente esterno influisce sulla sua vita 7 volte su 10. Per altri fattori invece, come ad esempio il colore degli occhi o dei capelli, è la genetica ad agire quasi totalmente.
Per aumentare il Q.I del bambino cominciate fin da piccolissimi
Anche la direttrice del dipartimento di psicologia e scienze cognitive dell’Università di Trento, Paola Venuti, è d’accordo con tale tesi. Fino ai 3 anni il bambino assorbe come una spugna tutto ciò che proviene dall’ambiente circostante, sviluppando il proprio Q.I. mentre successivamente questa capacità tende a ridursi sensibilmente, in quanto i neuroni non connessi ad altre cellule nervose sono eliminati (tale azione viene definita nello specifico processo di pruning).
Tuttavia comunque fino all’adolescenza un individuo A? in grado di assorbire gli stimoli e le funzioni provenienti dall’esterno per plasmare la propria intelligenza. Secondo l’esperta dunque anche in età adulta è possibile modulare la propria plasticità celebrale ma durante l’infanzia e gli anni successivi questa capacità risulta essere decisamente più semplice.
Stimolare l’intelligenza del bambino: cosa fare?
Pertanto, per stimolare ed aumentare il Q.I. del bambino, è necessario per prima cosa attuare una stimolazione sociale e relazionale: non solo dunque i contatti con i genitori sono importanti, ma anche quelli con gli altri familiari e gli altri esseri umani in generale.
Anche quando il bambino comincia ad andare a scuola questa stimolazione non deve essere abbandonata e deve essere praticata soprattutto nei confronti degli altri compagni di classe. Ciò è fondamentale in modo particolare nella società odierna, dove i bambini tendono a diminuire sempre di più le occasioni di gioco e di conoscenza con gli altri.
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