Un medico, presumibilmente irlandese e che ha preferito mantenere l’anonimato, in una lunga lettera-confessione ha raccontato al quotidiano The Guardian la propria esperienza come “abortista”. Paradossalmente la donna ha dichiarato che questa esperienza professionale la ha aiutata a crescere e a capire tante cose della vita.
Una scelta difficile
La dottoressa, malgrado ritenga che la sua carriera abbia preso una strada differente da quella che sognava nel post-laurea, tuttavia non si pente della propria scelta. “Ad essere onesta, non è stato semplice a livello emotivo (e ho il sospetto di non avere l’approvazione delle persone che mi sono vicine!), ma non tornerò sui miei passi”.
La donna ha dichiarato di avere eseguito 21 aborti a pazienti che avevano un’età compresa tra i 16 e i 44 anni e che ogni singola storia le ha insegnato che la nascita di un figlio, in assenza di un padre o con accanto l’uomo sbagliato, lungi dall’essere un momento di gioia, può essere percepita come l’essenza stessa della solitudine.
Personale sanitario e capacità empatiche
Una donna che decide di abortire ha alle spalle una storia spesso difficile, a volte straziante. Pertanto, a detta della dottoressa abortista, è necessario che l’equipe ospedaliera sappia essere comprensiva ed empatica nei confronti delle pazienti che decidono di mettere fine alla propria gravidanza.
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