A volte l’ostinazione dei bambini è proverbiale. Quando desiderano fare o ottenere qualcosa, capricci, pianto o domande insistenti possono diventare martellanti. Gestire simili situazioni non è mai semplice per i genitori, soprattutto dopo un’intensa giornata di lavoro, così a volte capita di esplodere in eccessi di rabbia.
Non si devono avere sensi di colpa, è del tutto comprensibile in alcune giornate faticose cedere all’esasperazione, tuttavia urla e aggressioni verbali non fanno bene ai più piccoli e portano ad un atteggiamento di chiusura verso il prossimo. Scopriamo alcuni pratici consigli per gestire i litigi tra adulto e bambino in maniera sana e costruttiva.
Il conflitto: un momento naturale e a volte necessario in ogni rapporto interpersonale
Il conflitto è un momento del tutto naturale in un rapporto sano e continuativo. Sia il genitore che il bambino, in tal modo, esprimono la propria personalità e sperimentano i limiti personali di ciascuno.
Uno studio psicologico coordinato dall’università di Pittsburgh in Pennsylvania, ha però rivelato che sentire urla e minacce verbali crea traumi nel bambino e mina pesantemente la fiducia in se stesso.
Inoltre frasi perentorie come “Basta!” o “Ti metto in punizione!” manifestano sicuramente un momento di stress dell’adulto ma, di fatto, non hanno alcuno scopo educativo e non insegnano nulla al bambino.
Il contrasto invece, se gestito con efficacia, può diventare un momento di confronto e di crescita per entrambe le parti.
In che modo riuscirci? Attraverso la mediazione, tentando di ritrovare calma, coerenza e costruttività. Se il bambino non si sente aggredito ma, anzi, vede un adulto composto, sicuro di sé e che gli fa domande precise, si aprirà facilmente al dialogo.
Il conflitto: alcune “domande magiche” possono aiutare a superarlo e a conoscere meglio se stessi
L’obiettivo principale in ogni situazione di contrasto è capire come mai si è arrivati a quel punto, quali siano le emozioni che prova il bambino e come mai in noi si genera questo stress.
Per non arrivare all’esplosione di rabbia un buon metodo può essere contare. In tal modo ci si concede qualche secondo di tempo per distogliere l’attenzione dal motivo irritante e ritrovare la calma.
Se invece non si è riusciti a contenere la rabbia, si deve iniziare una sorta di conto alla rovescia, un viaggio a ritroso nel tempo per cercare di capire cosa ha portato a quella reazione.
Porsi domande come “Perché sono arrabbiato con mio figlio?” può indurre a riflettere se davvero la rabbia dipenda dalle azioni del bambino o se ci siano altri fattori di stress, come ad esempio il lavoro.
Compiuto questo lavoro di introspezione, si può rivolgere a se stessi e al bambino la seguente domanda magica: “Cosa provi?” e se non riuscite ad avere risposta né da voi stessi né dal piccolo, provate a dire a voce alta “Allora inventalo!”. Automaticamente il muro di incomprensione tra voi si abbatterà per iniziare un dialogo di complicità, gioco e reciproca conoscenza. Il confronto pacato è sempre la miglior risposta a qualunque tipo di conflitto.
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