Gli effetti collaterali negativi a livello fisico e mentale per le donne che fanno uso della pillola contraccettiva sono ormai noti da tempo.
Eppure questo non impedisce all’opinione pubblica di impostare un tipo di ragionamento in cui è la donna, sempre e comunque la donna, a doversi preoccupare di non restare incinta. Si tratta di una questione culturale su cui è necessario intervenire, e che l’autrice Krystale E. Littlejohn, docente di Sociologia presso l’Università dell’Oregon, negli USA, ha definito “contraccezione obbligatoria di genere”. ù
Sotto questa espressione rientrano tutti i tipi di pressioni, sociali e private, che finiscono per gravare sull’autonomia e sulla libertà della donna con il solo obiettivo di evitare la gravidanza.
Contraccezione, la donna può soffrire: l’uomo non può sacrificarsi?
Sembrano appartenenti ad un’altra era geologica le aspettative che il mondo femminile riversò, negli anni Sessanta, sulla decisione della Fda (Food and Drug Administration) di approvare la pillola contraccettiva.
All’epoca si guardò a quella opzione come ad una svolta che avrebbe favorito l’emancipazione delle donne, consentendogli di fare sesso e avere figli (o meno) a seconda dei loro intenti. Da allora, però, di acqua sotto i ponti dev’esserne passata parecchio se è vero che la pillola contraccettiva viene vista oggi da moltissime donne come un supplizio.
A tanti uomini non interessa che assumere il farmaco per fare sesso significhi per le donne andare incontro a sintomi anche invalidanti come dolori pelvici e confusione mentale. Né prendono in considerazione l’idea di indossare il preservativo: anzi, il più delle volte usano come scusa il fatto di non averli con sé.
Vasectomia, una soluzione non sponsorizzata
Che quello della “contraccezione obbligatoria di genere” rappresenti ormai una questione culturale insita nella società lo si evince anche da alcuni dettagli, che poi tanto dettagli non sono. Si pensi ad esempio a com’è strutturato il sistema sanitario in molti Stati evoluti.
Negli Usa, per intenderci, la sterilizzazione femminile è coperta dalla riforma sanitaria nota come Obamacare, ma lo stesso non può dirsi per la vasectomia, ovvero la chiusura dei due canali, i deferenti, che trasportano gli spermatozoi dai testicoli all’uretra. Quasi un modo per scoraggiare la contraccezione maschile. Finita qui? Macché: basta pensare che alcune sperimentazioni cliniche volte ad ottenere un contraccettivo maschile sono state stoppate in partenza quando sono emersi effetti collaterali negativi per l’uomo.
Ma perché nessuno si preoccupa di quelli sperimentati quotidianamente da milioni di donne che assumono la pillola? Come detto, la necessità di intervenire alla base del problema, sulla forma mentis della società, risulta ormai inderogabile. Questo è il momento di introdurre una vera parità di genere anche su questo fronte.
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