Coppie DINK: scelta o tendenza?

13 febbraio 2025 –

Sembra arrivata l’epoca dei DINK. Che a orecchio suonano un po’ come un gruppo musicale di tendenza, ma che in realtà con la musica hanno ben poco a che fare.
DINK è infatti l’acronimo di Double Income No Kids, che indica le coppie con doppio reddito che scelgono di non avere figli. Non si tratta quindi di una band avanguardista, anche se c’è chi sostiene che essere DINK sia comunque parte di una nuova tendenza.

Ma la vera domanda è: è possibile che “scegliere di non avere figli” sia una tendenza? O vale forse la pena ragionare su cosa si annida alla base di questa scelta “alla moda”?

Dati oggettivi di denatalità che si scontrano con ragioni soggettive

Il calo delle nascite è ormai un problema di cui siamo tutti a conoscenza. Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un drastico calo della natalità, raggiungendo livelli mai visti prima. Secondo i dati ISTAT, nel 2023 le nascite sono scese sotto le 380.000 unità, segnando una diminuzione del 3,4% rispetto al 2022. Questo calo prosegue anche nel 2024 e pare non volersi arrestare. In Italia, il tasso di fecondità è sceso a 1,2 figli per donna, dato ben al di sotto del 2,1, livello necessario per mantenere stabile la popolazione. La tendenza di declino demografico riguarda anche l’Europa e i paesi sviluppati, dove le coppie DINK sono in continuo aumento.

A sostegno di tali scelte è stata addirittura istituita una giornata celebrativa: il 1° Agosto è infatti il Childfree Day, il tutto non può che fare rumore, a volte però il troppo rumore rischia di trasformarsi in confusione generale.
Sarà davvero tutta colpa dei DINK se la popolazione sta invecchiando?

Le ragioni alla base della scelta DINK

Cos’è che spaventa tanto le coppie da portarle a scegliere di non avere figli?

Facendo una ricerca volta a stilare un elenco di ragioni, elenco che trovate qui sotto, mi sono resa conto che, almeno una volta, avevo udito tali problematiche narrate da persone in carne ossa.
La cassiera del supermercato che mi fa i complimenti per i miei due bambini e che mi confessa di non avere figli per paure economiche legate alla precarietà del lavoro del marito, la coppia di amici benestanti che non si sente pronta e trova pura gioia nella dimensione a due e l’estetista che ha paura di mettere al mondo un figlio per l’instabilità che vede nel mondo.

Quello che state per leggere non è dunque un elenco a batteria, ma dietro ogni punto ci sono persone, ragionamenti e scelte ben precise.

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Escludendo le questioni biologiche, non si fanno figli per:

  • Instabilità economica: Il costo della vita è in aumento, e molti giovani faticano a trovare lavori stabili e ben retribuiti. Avere figli senza una stabilità spaventa.
  • Mancanza di supporto: Le politiche familiari in Italia sono deboli rispetto ad altri paesi europei. La mancanza di agevolazioni fiscali, congedi parentali estesi e servizi per l’infanzia scoraggia molte coppie dal mettere su famiglia.
  • Cambiamento delle priorità di vita: Sempre più persone danno priorità alla carriera, ai viaggi e alla realizzazione personale, vedendo la genitorialità come un impegno troppo gravoso.
  • Preoccupazioni ambientali e sociali: Alcune coppie decidono di non avere figli perché temono di far crescere i propri figli in un mondo percepito come instabile e insicuro.

Tali ragioni evidenziano che siamo a metà tra fattori concreti di effettiva difficoltà e altre ragioni meno oggettive legate a un cambiamento del modo di vivere e pensare.

Inversione della narrazione senza lieto fine

Fino a cinque anni fa si parlava del pericolo di sovrappopolamento. Si temeva che l’aumento esponenziale della popolazione mondiale avrebbe portato a un collasso delle risorse, aggravando il cambiamento climatico e generando instabilità economica e sociale. Oggi parliamo invece di denatalità e coppie DINK.

Apparentemente, senza un contesto, può sembrare un’inversione della narrazione, ma se ci pensiamo bene il sovrappopolamento ha sempre riguardato i paesi in via di sviluppo, mentre nei paesi sviluppati si parlava già d’inverno demografico. Ne deriva il fatto che bisogna sforzarsi, ogni santo giorno, di dare un contesto all’argomento.

Ecco che forse anche “essere DINK” è qualcosa che necessita di contesto, qualcosa che va oltre una tendenza, la voglia di viaggiare o una parentesi di coppia puramente egoistica.

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L’aumentare delle coppie DINK assomiglia forse di più a l’intersezione tra ciò verso cui la nostra società ci spinge: successo, velocità supersonica, egocentrismo (tutte parole che, diciamocelo con franchezza, non fanno rima con “figliare”) e dall’altro lato anche tutte le oggettive difficoltà sociali, ambientali ed economiche esistenti.

Dietro la parola DINK si potrebbe dunque aprire una riflessione profonda e per certi versi dolorosa, ma resta il fatto che se vogliamo essere leggeri il nome richiama comunque una band e fa tendenza, oltre al fatto che fornisce un pratico capro espiatorio.

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