Cosa pensano di noi i nostri figli?
Me lo chiedo spesso, ora che il mio sta crescendo.
Mi chiedo se riuscirà a comprendere che dietro a sua madre c’è anche una persona con le sue fragilità e le sue debolezze.
Mi chiedo se saprà perdonare le mancanze, vederci dentro non solo un buco nero di assenza e pensieri rivolti altrove, ma anche la fragilità, la fatica, la stanchezza.
Mi chiedo, soprattutto, se sia giusto che un figlio la veda questa stanchezza, la percepisca questa fragilità. Se, crescendo si possa davvero capirlo un genitore, anche quando genitori lo diventiamo noi. Perché, a mio avviso, la verità è che restiamo sempre un po’ figli, anche quando c’è qualcuno che ci chiama mamma o papà, pretendendo di trovare sempre nei nostri genitori la risposta a ogni problema.
Ho pensato a lungo che il giudizio di mio figlio non mi sarebbe interessato perché tutti i figli giudicano male i propri genitori, ma non è così. Non lo è più.
Vorrei riuscire a crescere un uomo che sappia guardare oltre, educato all’empatia, che sappia vedere la persona che c’è dietro a ogni ruolo.
Credo che ci sia un momento nella vita di ognuno di noi in cui succede di vedere i nostri genitori per la prima volta per quello che sono: esseri umani. Non più le creature perfette che tutto sanno e tutto possono.
Ecco, per me è proprio in quel momento che si diventa grandi!
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