Da quando essere madri è diventata una gara? È stato sempre così? Anche le nostre mamme, le nostre nonne prima di loro, le bisnonne, facevano a gara tra di loro per dimostrarsi madri migliori di quello che in realtà erano.
Oppure siamo noi, con le nostre insicurezze e le nostre corse folli contro il tempo, ad aver dato il via a questa smania di voler far vedere qualcosa che non è realtà? Non sempre almeno.
Diventare mamme, occuparsi di una nuova vita è qualcosa di estramente difficile: per alcune donne è qualcosa di naturale, per altre meno, per altre ancora rappresenta un momento di sofferenza totale, di buio.
Allora, perché non dirlo?
Perché raccontare solo la parte bella della maternità, che c’è, certo che c’è? Perché non lasciarsi andare a qualche commento sulla sofferenza di allattare, se è davvero una sofferenza, o di non dormire più come prima?
Cosa c’è di male? Cosa ci sarebbe di male nel raccontare che tornando a casa, col neonato in braccio, ci si è sentite perse, strette in una morsa che ci toglieva il respiro e senza sapere assolutamente cosa fare?
È vero, non per tutte è così. Per alcune la maternità è davvero il momento più bello della loro vita e va bene così. Però va bene anche ammettere il contrario, perché siamo donne diverse e quindi anche mamme diverse e voler salvare le apparenze, far finta che tutto sta andando come secondo l’opinione degli altri dovrebbe andare, non è quasi mai la strada per farcela.
Da quando abbiamo iniziato a giudicarci come madri, invece di pensare che il percorso di maternità per alcune è semplicemente un percorso ad ostacoli?
Da quando abbiamo smesso di pensare che in questa gara dovremmo sostenerci a vicenda invece di farci lo sgambetto?
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