Qualche tempo fa mi sono imbattuta nel reel di Martina Panagia, nota conduttrice televisiva e mamma della piccola Vera. Martina attraverso alcune immagini che la ritraggono durante un volo aereo, chiede un confronto virtuale a noi genitori: anche voi da quando avete figli avete paura che possa succedervi qualcosa di brutto quando non siete con loro?
In poche parole, non vi terrorizza l’idea di non fare ritorno a casa?
La paura di non tornare e lasciare soli i nostri figli
La conduttrice afferma che prima di diventare mamma viveva in modo molto più leggero e spensierato e mai si era sentita sopraffatta da questo genere di fobia. Ora invece è una paura che le appartiene e con la quale deve fare i conti quando esce di casa e si allontana dalla figlia. È come se all’improvviso avesse l’istinto di dare maggior peso e importanza alla sua sicurezza.
Tale affermazione di primo acchito può sembrare un’esagerazione, ma se ci si ferma un attimo a riflettere tanto anomala non è. Personalmente, per esempio, mi ha acceso un ricordo che mi ha riportata a un episodio vissuto attorno agli otto mesi del mio primo figlio.
In quell’epoca vivevamo in modo piuttosto simbiotico, la mia percezione era ancora quella che lui avesse bisogno di me per essere sereno e per superare i momenti di maggior stress. Un po’ perché era ancora fortemente legato al seno, un po’ perché ancora non ci eravamo separati per più di una giornata. In tutta sincerità: mi sentivo per lui insostituibile, d’altronde ognuno di noi vive in modo diverso il rapporto e la separazione con il proprio bimbo, per alcuni arriva prima per altri invece i tempi sono più lunghi.
Ricordo che un pomeriggio ero a casa di mia madre e ho iniziato a sentirmi male, forti brividi e un dolore al seno. Nell’arco di pochi minuti mi è salito un febbrone da cavallo ed ero KO. Tutto faceva pensare a un problema legato al seno, perché mi faceva davvero male. Abbiamo monitorato la situazione fino a sera, ma a un certo punto era chiaro che avessi bisogno di un consulto medico.
Nel frattempo, era arrivato anche il mio compagno, che presa visone del mio stato, ha affermato che dovevo assolutamente andare al pronto soccorso. Ricordo bene il mio panico, il problema non era il dolore, ma il fatto che ormai era sera e che dovessi separarmi dal mio bimbo. Come farà a dormire? Come farà senza la culla del seno? A posteriori e per alcuni di voi potrà sembrare follia, ma la mia paura era quella di “lasciarlo solo” e di non tornare.
Per farla breve, non ho avuto scelta, sono stata costretta ad andare in ospedale dove mi hanno diagnosticato una mastite in atto. Mi hanno somministrato l’antibiotico e fatto tutte le raccomandazioni del caso. Morale della favola sono tornata dal mio bambino che era mezzanotte e mezza. Avevo un forte senso di colpa e la paura di trovarlo disperato. Non appena sono entrata in casa ricordo di averlo trovato sereno che giocava a luci soffuse con la nonna.
“Avevi ragione, non ha voluto dormire senza di te, ma siamo stati tranquilli a cullarci e giocare mentre ti aspettavamo.”
Le paure delle mamme “insostituibili”
Ricordo l’enorme sollievo nel pensare che “non ero stata insostituibile, che se l’era cavata”. L’evento mi aveva abbastanza scossa e a posteriori ricordo di aver fatto un post IG per condividere tale stato d’animo e tale nuova consapevolezza, con l’intento di sfogarmi e magari di poter essere d’aiuto a qualche altra mamma.
Sotto una nostra foto scrissi così: “A volte come mamma si fa fatica a riconoscere di avere un male, o una debolezza, ti senti sempre in dovere di essere forte, perché devi esserlo per il tuo bimbo prima di ogni cosa, ma la tua salute e la tua persona non vanno trascurate. Bisogna imparare anche a delegare, affidandosi agli altri quando serve e ad avere cura di noi. Siamo mamme, invincibili, di questo ne sono certa, ma abbiamo anche il diritto di essere fragili”.
Questo, se pur in modo differente, credo ci possa riportare alla paura legittima espressa da mamma Martina, in fin dei conti sappiamo che avere un figlio vuol dire avere un pezzo di cuore che cammina per il mondo; quindi, essere tranquilli al 100% quando non si è insieme è pressoché impossibile.
A tutto ciò si lega a pennello un celebre proverbio africano: “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”, e noi mamme abbiamo il dovere e il diritto, quando ne abbiamo e sentiamo il bisogno, di affidare i nostri figli alle forze di questo villaggio.
È importante avere fiducia sia nei nostri bimbi, sia nei confronti di chi scegliamo di mettere al loro fianco, ed è altrettanto importante uscire di casa serene e tenere a bada le nostre ansie, dando loro il giusto peso. Fare un figlio ci cambia nel profondo, ma non possiamo e non dobbiamo vivere nell’angoscia di voler controllare ogni cosa. Ciò non toglie che per loro saremo sempre insostituibili, ma forse, aggiungere a ciò la consapevolezza “del poterli affidare” ci renderà più leggere.
Una Bionda e Una Penna
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