Educare un bambino è uno dei compiti più difficili per i neo-genitori. Sempre in bilico tra giusto e sbagliato, tra istinto e commenti esterni.
Discernere quale sia la strada giusta, soprattutto quando si arriva ai “terribili due”, i tanto temuti due anni, diventa un’impresa da guinness.
Ma esiste davvero una strada giusta? Si, ed è quella più consona e coerente con la realtà familiare.
Purtroppo però oggi si tende a sposare la convinzione che un bambino cresca meglio con i “no”, più se ne dicono e più il bambino sarà educato, ma gli psicologi aggiornati non sono di questo parere.
Se è vero che i no aiutano a crescere, è anche vero che devono essere pochi, coerenti e decisi.
Se per esempio nostro figlio ama maneggiare con le prese della corrente è ovvio che gli sarà impartito un perentorio no. Secco e autorevole, non autoritario, che farà capire al bambino che quella è una situazione di pericolo da cui sarà bene tenersi lontani. È utopistico pensare che il piccolo lo capirà subito, ci vorrà del tempo, molta costanza e determinazione. Il no dovrebbe essere seguito da una breve spiegazione, adatta all’età del bambino, in modo che non si senta castrato dalle proibizioni fini a sé stesse.
Se il bambino dovesse arrampicarsi su un tavolino, naturalmente gli andrà detto di no, ma aggiungendo “perché se cadi ti fai male”, oppure “perché ti fai la bua”, insomma, poche parole esplicative, chiare e pronunciate con tono sicuro, ma caldo.
Se invece ci si trova in situazioni che non implicano un pericolo per il bambino, meglio non dire un no secco. Sempre gli psicologi infantili consigliano di utilizzare una formula come “mamma preferisce che tu non lo faccia” o “è meglio di no”, in modo che il bambino distingua il no che segnala il pericolo dal no che proibisce un’azione in quanto sconveniente, come per esempio giocare col vaso di cristallo della vicina di casa.
Troppi no, lanciati a pioggia su qualsiasi azione del bambino, finirebbero per inibirne il desiderio di esplorazione, generando nel piccolo un senso di frustrazione e insicurezza, oppure potrebbero scatenare in lui un atteggiamento di ribellione dove il no indica il proibito e dunque un qualcosa da provare sicuramente, per gioco e per mettere alla prova la sua individualità.
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