Questa è la fase più difficile: ce lo siamo già detto.
È la fase in cui nessuno ci costringe più a fare qualcosa o a non farla, la fase in cui possiamo (e dobbiamo) farci guidare solo dal nostro buonsenso.
È la fase del ricominciare: ma come? Del ricominciare: ma da dove? La fase in cui ci sentiamo liberi ma non abbiamo voglia di uscire.
E i nostri bimbi? Loro che non si sono mai lamentati, che non hanno mai pianto, che non ci hanno mai chiesto di uscire, adesso sono ancora loro ad essere sacrificati.
Le scuole sono quasi finite, i parchi hanno riaperto, ma le attività extrascolastiche non ci sono e i campi estivi riaprono ma i dubbi al riguardo sono tanti.
“Non mi sentirei sicura a mandarlo”, “ma come si fa a farli restare ad un metro di distanza”, “allora meglio una baby-sitter“… Sono alcune delle frasi che ho sentito in questi giorni.
Di base il pensiero è solo uno: perché noi possiamo ripartire e loro no?
Perché, a mio avviso, non c’è nessuno, nemmeno tra noi genitori che vuole davvero prendersi la responsabilità per loro e per qualcosa di cui nessuno, aimè, sa abbastanza.
Io credo che l’unica via da seguire, in questo momento, oltre a quella del buonsenso, sia quella che ci fa sentire meno peggio, senza forzarci di dimostrare qualcosa e senza volerci allineare per forza agli altri e, soprattutto, dando fiducia ai nostri bimbi che spesso, se li ascoltiamo, sanno indicarci qual è la strada migliore per loro e per noi.
Il video della settimana