Dopo la confusione venutasi a creare nei giorni scorsi in merito a chi aveva il diritto di frequentare la scuola con la didattica in presenza e chi invece doveva farlo con la didattica a distanza, il Ministero della Pubblica istruzione chiarisce una volta per tutte quali sono le categorie escluse dalla DAD.
DAD per i ragazzi in zona rossa e zona arancione rinforzato
Secondo il DPCM del 2 marzo scorso, entrato in vigore a partire dal 6 marzo, tutte le attività scolastiche per gli alunni dalla seconda media in su dovranno convertirsi alla didattica a distanza.
Nelle zone più a rischio, ovvero nelle zone rosse, resteranno a casa non solo i ragazzi delle scuole superiori e delle scuole medie, ma anche i bambini di primarie e dell’infanzia, con una chiusura totale delle scuole di ogni ordine e grado.
Lo stesso provvedimento, specifica il Dpcm, può essere adottato con decreto della Regione o a livello delle autorità locali ogni volta che la situazione epidemiologica lo richieda. In pratica, quando i contagi superano le 250 unità per 100.000 abitanti o quando i contagi salgono in modo esponenziale, le autorità locali hanno il potere di impedire la didattica in presenza e far attivare quella a distanza.
Ma come in ogni decreto, esistono sempre delle eccezioni, vediamo quali sono.
DAD per i ragazzi in zona rossa, ma non per tutti
Il Dpcm del 2 marzo 2021, oltre a prevedere la didattica a distanza per tutti gli studenti di ogni ordine e grado ha previsto alcune eccezioni, grazie alle quali ad alcune categorie di studenti è concessa la didattica in presenza.
Si tratta nello specifico di tutti i ragazzi con disabilità e con Bisogni educativi speciali (BES) per i quali si rende necessaria una effettiva inclusione scolastica, nonché per i ragazzi che devono svolgere attività di laboratorio.
Il Ministero dell’Istruzione ha ritenuto opportuno chiarire esplicitamente in una nota quali sono le categorie ammesse alla Didattica in presenza dopo che nelle scuole era circolata la voce sempre più insistente, che anche i figli del personale sanitario e dei lavoratori che svolgevano attività essenziali per la popolazione avevano il diritto alla didattica in presenza.
A creare confusione, una nota che rendeva ancora valide le disposizioni del Piano Scuola 2020/2021 pubblicato lo scorso novembre, in cui appunto si indicava questa possibilità per determinate categorie di lavoratori.
Da questo è nato un tam tam tra i genitori, che li ha visti alle prese con il controllo dei codici ATECO del proprio lavoro per presentare ipotetiche domande per richiedere il mantenimento della frequenza per i figli.
Una possibilità che ora è stata chiaramente smentita, ma che pone ancora una volta l’accento sul concetto di lavoratore “essenziale” e del sempre più delicato equilibrio tra lavoro e famiglia.
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