Questo periodo di lockdown ha avuto serie conseguenze sulla vita di ciascuno di noi: le grandi difficoltà delle strutture sanitarie e del sistema di reagire a un’improvvisa epidemia, i gravi problemi economici e lavorativi con quasi tutti i settori in ginocchio e le aziende costrette a chiedere la cassa integrazione per i dipendenti, le serie conseguenze psicologiche ed emotive che hanno colpito la maggioranza della popolazione.
Tra le falle del sistema che questa enorme crisi ha portato a galla si annovera, e probabilmente raggiunge i gradini del podio, la questione delle lezioni erogate in via telematica che ha sottolineato il grande divario tra alunni di serie A e di serie B.
I primi, i ragazzi più fortunati perché dispongono di un computer o un tablet per seguire le lezioni e hanno alle spalle una famiglia che li affianca e li aiuta, e i secondi, che si sono ritrovati da un giorno all’altro privati di una formazione scolastica perché non possiedono un dispositivo per connettersi a internet o sono abbandonati alla loro solitudine da famiglie che non riescono a fornire cure adeguate.
Per i tanti studenti in difficoltà le scuole hanno fatto richiesta di aiuti calibrati alle esigenze, ma nella maggior parte dei casi una risposta è arrivata solo dopo due mesi dalla chiusura degli istituti scolastici, costringendo i ragazzi a un isolamento ancora più accentuato, non solo chiusi in casa ma privati anche dell’incontro giornaliero virtuale con compagni e insegnanti.
La storia di Nasir, quando le videolezioni diventano un privilegio
Tre anni fa la famiglia di Nasir si trasferisce in Italia dal Bengala, il piccolo è inserito in una classe di seconda elementare, anche se ha qualche anno in più rispetto ai suoi compagni.
Non conosce la lingua e davanti a lui si prospetta un difficile percorso di apprendimento, eppure le mastre riscontrano in poco tempo ottimi risultati e grandi progressi. Prima in matematica e poi via via anche nelle altre materie, Nadir raggiunge in fretta il livello della classe, tanto che a fine anno le insegnanti decidono di fargli saltare un anno.
A settembre 2019 Nadir frequenta quindi la quarta, anche se per una delle maestre potrebbe tranquillamente affrontare la terza media. A marzo, però, le scuole in tutta italiano sono costrette a chiudere e l’insegnamento assume una nuova forma: non è più erogato in presenza, gli alunni di ogni ordine e grado possono seguire le lezioni esclusivamente online.
Nadir non ha un computer e si ritrova improvvisamente escluso dall’insegnamento. La scuola richiedere per lui un dispositivo, ma arriva solo dopo due mesi, nel frattempo Nasir è regredito in modo preoccupante: quasi non parla più l’italiano. Le maestre sono preoccupate per lui, ma sperano che con l’ausilio del computer ora possa rimettersi in pari e soprattutto sentirsi di nuovo uno studente come gli altri.
La scuola al tempo del Covid-19: video lezioni e digital divide
È stata la prima a chiudere e sarà l’ultima a riaprire, complice anche l’elevata età media degli insegnanti: la scuola ha dovuto da subito fare i conti con il lockdown e il sistema non si è dimostrato all’altezza.
Moltissimi studenti, infatti, si sono trovati da un giorno all’altro impedito l’accesso all’istruzione perché non possiedono un computer o un tablet con cui connettersi a internet e poter seguire le lezioni.
Solo in Calabria sono 12 000 gli studenti che non possono usufruire della didattica a distanza. Il nostro Paese sacrifica i più giovani e incrementa il divario nella popolazione: le famiglie che rientrano nelle fasce di reddito più basse perdono il diritto all’istruzione.
Gli aiuti sono stati previsti da subito, ma i tempi di erogazione sono molto lunghi e così 2 famiglie su 3 si ritrovano a dover condividere un solo dispositivo tra tutti i componenti e sono così costretti a scegliere: tra genitori in smart working e bambini e ragazzi con la didattica a distanza, chi potrà utilizzare il computer di casa?
A questo problema, si aggiunge quello dell’accesso a internet: non in tutte le regioni le famiglie hanno abitualmente accesso alla rete. Le problematiche dovute al cosiddetto digital divide toccano inevitabilmente bambini e ragazzi già in difficoltà perché vivono uno svantaggio socio-culturale importante.
Se questi studenti sono riusciti a mantenere un rapporto con i compagni e a non sospendere completamente l’apprendimento, è grazie all’impegno di numerosi insegnanti che hanno fatto di tutto per non lasciarli soli.
Il video della settimana