L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato recentemente l’allarme a proposito del preoccupante incremento di disturbi mentali tra bambini e adolescenti: secondo uno studio, infatti, una percentuale compresa tra il 10% e il 20% ne ha sofferto almeno una volta, con gravi ripercussioni anche sul loro sviluppo futuro.
Bambini, in aumento i disturbi neuropsichiatrici
Quello che viene indicato spesso come il “male oscuro” pare non sia più oramai una prerogativa degli adulti : stando ad un recente rapporto realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, disturbi neuropsichiatrici e depressione sono in costante aumento tra i minori. Inoltre, se bambini e adolescenti manifestano crisi psichiatriche acute o disturbi mentali, è molto probabile che abbiano avuto già dei precedenti, spesso sottovalutati, nel corso dell’infanzia. I dati presentati dall’OMS sono allarmanti e segnalano come circa due giovani su dieci ne siano affetti, con gravi ripercussioni anche per il loro sviluppo: chi infatti ha avuto tale tipo di disturbi, tende a sviluppare delle gravi disabilità ed è anche più propenso ad avere tendenze suicide.
I numeri del fenomeno in Italia
Commentando questi dati, Filomena Albano (magistrato e membro dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza) ha spiegato che in Italia servirebbe un intervento più mirato, dato che mancano delle strutture adeguate sul territorio per seguire i bambini, e ance una migliore comunicazione tra famiglie e operatori di questo settore. Nel nostro Paese ogni anno aumentano del 7% le richieste di servizi di supporto per i disturbi neuropsichiatrici tra i minori, complice anche la mancanza di sostegno psicologico ai più piccoli e il disagio o la solitudine che spesso vivono tra le mura familiari.
Non solo: negli ultimi 24 mesi i disturbi mentali tra gli adolescenti sono cresciuti del 21% (stando ai dati degli accessi al Pronto Soccorso) e il problema è che spesso i ricoveri non avvengono in reparti di Neuropsichiatria Infantile adeguati; infatti esistono pochi servizi esplicitamente rivolti a loro e nel 20% dei casi l’ospedalizzazione avviene in reparti non specializzati.
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