10 febbraio 2025 –
Negli ultimi anni, gli episodi di aggressione ai danni dei docenti sembrano moltiplicarsi.
È successo di nuovo a Lecce, in un caso che ha dell’incredibile: un padre si è presentato a scuola per minacciare un insegnante perché aveva messo la nota al figlio sedicenne. Questo fatto, per quanto grave, è purtroppo solo la punta di un iceberg più profondo, che investe il rapporto tra famiglie, istituzioni scolastiche e società nel suo complesso.
L’episodio: dalla nota sul registro all’aggressione
Secondo le ricostruzioni, tutto sarebbe partito da una serie di note disciplinari date a uno studente di 16 anni, già noto per comportamenti inadeguati e per precedenti sospensioni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ennesima segnalazione sul registro per aver disturbato la lezione. A quel punto, il ragazzo avrebbe telefonato al padre direttamente dall’aula, chiedendogli di venire a “spaccare la faccia al professore” colpevole di averlo rimproverato e punito.
La reazione del genitore non si è fatta attendere: circa venti minuti dopo, l’uomo si è presentato a scuola accompagnato dall’altro figlio, più grande, con l’intenzione di affrontare il docente. Secondo la denuncia presentata dal professore, una volta raggiunta l’aula, padre e figlio maggiore hanno iniziato a urlare e minacciare l’insegnante, arrivando perfino a strattonarlo. Il tentativo di fare irruzione nell’ufficio del preside, bloccato dalla porta chiusa, ha poi acceso ulteriormente gli animi, spingendoli a inveire contro l’incolpevole professore, insultandolo in modo pesante.
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Sembra incredibile che il docente abbia dovuto rifugiarsi in bagno e chiamare il 112 per evitare il peggio. Al loro arrivo, le forze dell’ordine hanno identificato i tre aggressori – padre, figlio maggiore e lo stesso sedicenne – e hanno successivamente scortato l’insegnante fuori dal paese, per scongiurare ulteriori atti intimidatori.
Il giorno dopo l’aggressione, il ragazzo sarebbe tornato a scuola come se nulla fosse successo, un atteggiamento che lascia sgomenti e che solleva molte domande sul livello di consapevolezza (e di responsabilità) di alcuni studenti e delle loro famiglie.
Un problema che parte dalla famiglia
La scuola non è un’entità isolata, ma una comunità educante dove le responsabilità sono condivise. Ciò che stupisce e preoccupa di questa vicenda è stata la risposta immediata del padre alla richiesta del figlio.
Invece di indagare sui motivi della nota o di confrontarsi con l’insegnante e la dirigenza scolastica, il genitore ha optato per l’intimidazione fisica e verbale. Questo denota un grave vuoto educativo all’interno del contesto familiare, dove l’aggressione è percepita come una risposta legittima a un rimprovero o a una sanzione disciplinare.
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Un aspetto ulteriore che meriterebbe approfondimento è l’assenza di riflessione collettiva sugli atteggiamenti dei minori. Il sedicenne in questione non era nuovo a comportamenti problematici: aveva già collezionato diverse sospensioni e, a quanto pare, era implicato in episodi di bullismo nei confronti di un compagno. Si tratta di segnali preoccupanti che dovrebbero spingere scuola e famiglia a collaborare per avviare un percorso educativo, magari coinvolgendo anche figure professionali come psicologi e mediatori, in grado di affrontare con competenza le radici di queste condotte aggressive.
La necessità di una rete di protezione per il personale scolastico
L’episodio ha suscitato un’ondata di indignazione e la richiesta, anche da parte di rappresentanti politici, di misure più incisive per tutelare il personale scolastico. Ricordiamo che il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha parlato di istituire un Osservatorio nazionale per la sicurezza di chi lavora nelle scuole, anche se finora poco è stato fatto, se non istituire una giornata di sensibilizzazione.
L’obiettivo sarebbe quello di monitorare con maggiore attenzione il fenomeno delle aggressioni, raccogliendo dati aggiornati e fornendo strumenti operativi per intervenire tempestivamente, sia a livello preventivo che punitivo.
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