Giovane carabiniere fa desistere una donna disperata dalla volontà di lanciarsi da un ponte
Una telefonata al 112 alle 8 di mattina scuote la stazione dei Carabinieri di San Vito di Cadore in provincia di Belluno. Un escursionista ha notato una donna con le gambe penzoloni su di un ponte tibetano che unisce due lati di un canalone e chiede un intervento immediato per evitare un suicidio.
Professionalità e doti umane di un carabiniere salvano una vita
Dopo pochi minuti dalla segnalazione arrivano sul posto un carabiniere esperto e una sua collega di 25 anni, Martina Pigliapoco. Lo scenario è reso più difficile perché la donna poggia i piedi sui tiranti del ponte tibetano, si trova in bilico nel vuoto e al di sotto c’è un precipizio di 80 metri.
L’agente non ha alcuna esitazione, si siede a circa dieci dalla donna e inizia a parlarle. La giovane madre racconta a Martina che è disperata perché vive una situazione di grave disagio economico, ha 3 figli e pensa di non riuscire a farli studiare perché le spese sono diventate insostenibili.
Il colloquio dura quasi quattro ore, momenti complessi in cui il carabiniere dà prova di professionalità, ma anche di doti umane come la sensibilità e l’empatia. Tra le due donne sul ponte si instaura un rapporto di fiducia, perciò lentamente tra la disperazione emergono anche alcuni segnali positivi.
Al centro della discussione ci sono le conseguenze di un gesto estremo, il bisogno d’amore dei figli lasciti soli e un eventuale senso di colpa che avrebbe segnato la loro vita per sempre. Martina capisce che l’essere madre è la chiave per salvare la donna disperata e punta tutto su quello.
A pochi metri dal ponte, intanto arriva anche un esperto di trattative, che però la donna non vuole ascoltare, ma ormai l’agente sente di essere riuscita a smuovere il senso di solitudine che sembrava avere preso il sopravvento e continua a gestire la situazione.
L’istinto materno prevale sulla disperazione
Lo sconforto e la disperazione lasciano lentamente il posto alla speranza, la donna telefona a un parente, forse chiede aiuto o un conforto. Martina in quel gesto, vede uno spiraglio, allunga la mano e afferra quella della donna, la sorregge mentre scavalca il ponte per mettersi in salvo.
Si conclude così il tentativo di una donna trevigiana di togliersi la vita, aiutata da un agente che riesce a dare voce all’istinto materno di proteggere e aiutare i propri figli.
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