È giusto leggere le chat sul telefono dei nostro figli? Si tratta di violazione della privacy o di un sacrosanto dovere per la loro protezione?
Agli occhi di noi mamme, i nostri figli restano sempre dei bambini indifesi e bisognosi di cure e protezione.
Eppure, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, ce li ritroviamo davanti ragazzini, con il bagaglio di problemi che la crescita comporta: sentirsi inadeguati, voler essere per forza inseriti in un gruppo, cedere pur di non uscire dal branco….
Prima c’erano solo i diari segreti, adesso ci sono anche i social: il lavoro di genitore di un figlio adolescente è sempre più difficile e, per quanto cerchiamo di trasmettere ai nostri figli i giusti valori e insegnamenti, il pericolo delle cattive influenze è sempre in agguato.
È di pochi giorni fa la notizia di una mamma di Firenze che si è trovata a dover denunciare il figlio 14enne dopo aver trovato nella chat del suo telefono un video che lo vedeva protagonista insieme agli amici di violenza sessuale a danno di due dodicenni la notte di Capodanno. La madre per prima cosa ha chiesto spiegazioni al figlio, che subito ha parlato di uno scherzo, ma non convinta della risposta si è rivolta ai carabinieri che, a seguito della segnalazione, hanno dato via a un’indagine che coinvolge be 24 minori.
Il problema del controllo: il parere degli esperti
Molti genitori sono terrorizzati all’idea di perdere il controllo esclusivo su quello accade ai loro figli e, quindi, cercano mille soluzioni per rimanere ancorati a loro. In passato, non erano insolite le mamme che ascoltavano le conversazioni telefoniche dei figli da dietro la porta, oggi invece la tecnologia ci permette di seguire passo passo quello che i nostri figli si dicono, ad esempio controllando chat e social network.
Controllare o non controllare i messaggi dei nostri figli, questo è il dilemma: per molti genitori il problema è infatti quello di cedere o meno all’intrusione nelle loro vite. La questione non è certo di semplice soluzione, soprattutto se dal controllo degli sms emerge un qualcosa che non va.
Italo Farnetani, ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta, si è espresso sulla questione dichiarando che “Controllare il telefono del figlio è un atteggiamento autoritario e un fallimento della funzione educativa genitoriale”, mentre Giovanna Crespi, segretario della Società italiana di psichiatria forense (Sipf) ha aggiunto che “Invadere la privacy di un adolescente controllando il suo telefono può avere diverse conseguenze psicologiche”.
L’importanza di costruire un dialogo fin da piccoli
Secondo Farnetani, esistono 3 tipi di genitori:
- genitori permissivi, che non pongono nessun limite e lasciano i figli liberi di agire e fare quello che vogliono
- genitori autoritari, che al contrario impongono rigide regole e paletti senza margine di discussione
- genitori autorevoli, che rappresentano la giusta via di mezzo, puntando tutto sul dialogo e motivando le regole e i limiti che fissano per i figli.
Il comportamento di spiare il telefono di nascosto è un modo di agire tipico del genitore autoritario, ma per evitare di arrivare a tanto è importante costruire solide basi di fiducia e dialogo, già dall’infanzia.
Farnetani ritiene infatti fondamentale che tra genitori e figli si sviluppi una reciprocità e un’abitudine a confrontarsi, a domandare e capire:
Se un genitore sente la necessità di controllare il cellulare del figlio mostra di non avere fiducia in lui, di non poter usare nessun altro modo per entrare in relazione con il ragazzo se non quello di insinuarsi di nascosto nel suo mondo.
Minori e tecnologia: forniamo i giusti strumenti
Che ci piaccia o meno, i nostri figli hanno a che fare ogni giorno con la tecnologia e sono bombardati da infiniti stimoli che arrivano dal web. Quello che è importante fare è dunque insegnare un uso responsabile della tecnologia, educarli sui rischi e le conseguenze di determinati comportamenti online e stabilire una comunicazione aperta per affrontare eventuali problematiche.
Leggi anche: Sicurezza online,il decalogo per i genitori sull’utilizzo di internet
A questo proposito, la psicoterapeuta e psichiatra Giovanna Crespi, sottolinea:
È importante trovare un equilibrio, ad esempio stabilendo delle regole chiare coinvolgendo i ragazzi nel processo decisionale e facendoli sentire parte integrante delle decisioni familiari sull’uso dei cellulari/dispositivi digitali, come limitare l’uso dei social media, impostare orari di utilizzo o stabilire restrizioni sull’accesso a determinati contenuti.
Meglio dunque evitare di spiare il telefono di nascosto, ma piuttosto fissare regole (motivate) fin dall’inizio. Tra queste ci potrebbe essere anche la possibilità per il genitore di visionare chat e contenuti, ma è bene che il ragazzo ne sia al corrente.
E dopo che ho controllato, cosa faccio?
Dopo aver trovato una chat preoccupante nel telefono di nostro figlio il problema diventa un altro: qual è il discrimine per intervenire o non intervenire?
Poniamo l’esempio di un messaggio scrurrile, rozzo e volgare, ma inoffensivo: chi si scambia questi messaggi non brillerà nel bon ton, ma del resto non offende nessuno; dovrebbe quindi una mamma che intercetta questo messaggio farlo presente a un’altra mamma o ricordarsi di quante “parolacce” dicono tutti i giorni i ragazzi a scuola e che, nero su bianco, non vengono trascritte e non costituiscono una “prova” contro il ragazzo?
Questo è solo uno degli aspetti che ci attendono quando entriamo nel campo minato del controllo a distanza, anche perché non dobbiamo dimenticarci che oggi chat sono diventati lo spazio espressivo dei giovani come un tempo lo era l’oratorio, la piazza del paese o il bar. Dunque, sarebbe stato opportuno che ai nostri tempi un padre o una madre si mettessero dietro la siepe a origliare i discorsi dei figli?
Ben diversa è invece la situazione in cui la chat evidenzia episodi di bullismo o addirittura violenza, come nel caso della mamma di Firenze: in questo caso intervenire è fondamentale, sempre però parlando prima con il ragazzo, ascoltando le sue posizione e spiegando con calme e fermezza la gravità del fatto.
A sottolinearlo è ancora una volta Giovanna Crespi, che ricorda:
In base alla legge italiana (art. 2049 del Codice civile italiano) i genitori o i tutori legali di un minore possono essere chiawmati a rispondere per le azioni del minore stesso solo in determinate circostanze specifiche. In generale, i genitori hanno il dovere di prendere le misure ragionevoli per prevenire comportamenti dannosi da parte dei loro figli, adempiendo al loro ruolo di educazione, supervisione e custodia.
Il video della settimana