A settembre se non scrivi un post sul back to school sei out, ormai questo credo si sia capito.
Io ne ho già scritto qui e qui e poi ho letto molto. Tutto e il contrario di tutto.
Un po’ come i pensieri che frullano nella mia testa.
Premessa: gli asili nido in linea teorica mi convincevamo sotto ogni aspetto.
Sviluppo: la pratica, molto spesso, fa a cazzotti con la teoria.
Non vorrei ripetermi ma, in fondo, sono tante le cose che non mi convincono nel discorso asili nido. Naturalmente parlo della mia esperienza personale e mi rendo conto benissimo che ogni esperienza, quando si parla di bimbi piccoli (o grandi) è una storia a sé.
Un’esperienza, la mia, che nelle prime due settimane non mi può, apparentemente, far lamentare. Pit va all’asilo volentieri, non ha mai pianto, non ha dimostrato particolari segnali di malessere né ha chiamato mammmmmaaaaa in modo straziante per tutto il tempo.
Certo, dopo appena due settimane siamo già al primo giro di boa per quanto riguardo il contagio tra piccoli untori ma questo, dicono, è inevitabile. E pazienza se i miei programmi per il fine settimana erano diversi. Molto diversi.
Nonostante ciò io continuo ad non essere completamente serena. E mi chiedo il perché.
Vorrei dirmi che è solo senso di colpa il mio. Un senso di colpa così radicato nel mio dna che alla fine non riesce a farmi godere appieno quasi niente.
Vorrei dirmi che è normale reagire in qualche maniera alle prime ore di scuola del proprio figlio.
Vorrei dirmi che sono solo troppe cervellotiche paranoie.
Ma non ne sono convinta fino in fondo.
Perché sono convinta che l’asilo nido possa essere salvifico quando è davvero necessario ma che, comunque resta solo un’esigenza dei genitori.
Perché sono convinta che il tempo per socializzare, imparare il confronto, la condivisione e per stare composti a tavola ci sarà, altrimenti la scuola materna non avrebbe senso di esistere.
Perché sono convinta che anche se mio figlio è affascinato da questo mondo fatto di coetanei, giochi, possibilità di sporcarsi, attratto da queste novità sta in qualche modo risentendo il distacco, non tanto da me quanto dalla sua routine. E se non ne risentisse ci sarebbe, secondo me, qualcosa che non andrebbe. Perché reputerebbe normale essere lasciato con gli altri, dato che l’ho fatto fin troppe volte (di lasciarlo con altri, dico).
E magari me lo ritrovo a trent’anni che, come me, soffre ancora di traumi d’abbondono per tutti i viaggi che i miei si sono fatti senza di me.
Una risposta non ce l’ho.
Mi dico solo che il nido può essere croce e delizia. Soprattutto nei weekend.
Il video della settimana
io credo vari veramente da bimbo a bimbo e da mamma a mammma. io ho inserito mia figlia a 6 mesi, perchè dovevo tornare a lavorare, ma il senso di colpa mi è stato imposto dall’esterno, perchè io ero molto serena nel lasciarla in mani di persone che hanno studiato e hanno esperienza riguardo ciò che stimola e ciò che è corretto per dei bimbi fino ai 3 anni, in spazi creati appositamente per loro. io non mi reputo una cattiva mamma, ma già verso i 6 mesi di mia figlia mi sono resa conto di non avere nè le risorse nè gli spazi per riempire nella maniera giusta la giornata della mia bimba. Una bimba – devo dire – molto curiosa, molto attiva e che ama moltissimo stare in mezzo agli altri. E questo probabilmente ha facilitato di molto le cose.