Stamattina durante la mia corsetta mattutina (che è per mee sempre fonte di illuminanti epifanie) pensavo che sarebbe stato utile che, tra le tante cose che mi sono state insegnate, qualcuno mi avesse detto una cosa che non si dice mai.
Ovvero che non sempre dopo una fatica c’è una ricompensa, perché a volte i sacrifici non vengono premiati e dopo la fatica c’è altra fatica.
Suona male, lo so, ma è la verità. Solo che questa verità viene sempre taciuta. Chi è che ai propri figli dice “Impegnati, studia, lavora sodo ma non essere certo che otterrai un risultato?”
Non lo fa nessuno e pure io, che a mio figlio ho sempre cercato di dire come stanno realmente le cose, mi trovo sempre più in difficoltà man mano che lui cresce. Sarà perché anche io sto crescendo con lui e le nuove consapevolezze che si stanno facendo strada in me arrivano senza essere state prima edulcorate.
Più crude, più vere, ma sicuramente più utili alla sopravvivenza.
Però poi mi dico pure che quello di cui ha bisogno un adulto per la propria sopravvivenza non è esattamente lo stesso bagaglio di cui ha necessità un bambino. Di lasciare perdere, che imparerà.
Ma c’è quella vocina che non riesco ad ignorare che mi ripete che gli adulti di oggi non sono altro che i bambini di ieri cresciuti.
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