Quello dell’educazione di genere è oggi uno dei temi e degli argomenti più attuali della nostra società. Un post che ha fatto il giro del web negli ultimi giorni raffigura la pagina di un libro scolastico per bambini delle elementari in cui sono raffigurati alcuni fondamentali diritti che femmine e maschi hanno a disposizione, in maniera indipendente rispetto al loro sesso.
I tantissimi commenti di approvazione abbinati a questa pagina del volume educativo, hanno sottolineato la corretta interpretazione di un concetto di educazione che deve sapersi svincolare da differenziazioni di genere. Troppo spesso anche nel mondo della scuola infatti l’istruzione è ancora determinata ed inquadrata attraverso categorie che tendono ad incasellare il genere mediante stereotipi e caratteristiche ben precise. Vediamo insieme di cosa si tratta.
L’educazione di genere sta finalmente funzionando
In una società ancora eccessivamente vincolata a stereotipi e comportamenti sociali predeterminati, anche la scuola e l’educazione dei bimbi subisce purtroppo veri e propri impacchettamenti sociali.
Fortunatamente oggi il concetto di un’educazione di genere che esuli dalla mercificazione cui ogni cosa è orientata, ha assunto un ruolo di primo piano in ambito scolastico e familiare. I concetti di femmina e maschio non sono più legati ad un ruolo preimpostato e considerato al pari di un vestito cucito addosso in anticipo, ma ad ogni bambino o bambina viene spiegato che può e deve comportarsi, atteggiarsi e dunque essere trattato come vuole e desidera, in modo assolutamente indipendente dal proprio sesso.
Le tante polemiche che negli anni hanno accompagnato il concetto di educazione di genere sembra perciò stiano pian piano avendo effetto, lasciando spazio ad un percorso educativo che punti sull’affettività e che conceda a chiunque la concreta possibilità di affermare in modo spontaneo la propria identità.
La società e il concetto di identità di genere
Come sottolineato, sta per fortuna lentamente cambiando quella logica di mercato che aveva purtroppo fagocitato il concetto di identità di genere. Troppo spesso i media, le piattaforme social, o vere e proprie operazioni commerciali finalizzate alla promozione e vendita di prodotti, presentavano (e in qualche caso ancora presentano) il perfetto prototipo della femminilità, e quello altrettanto artificiale e finto della mascolinità.
Donne raffigurate come merci, dipinte con prestabiliti attributi assolutamente necessari, o inquadrate in atteggiamenti fisici e sociali stereotipati come l’atto di vestirsi, truccarsi, o cucinare, e uomini presentati come dotati di forza fisica assoluta, ma privati di ogni possibile empatia e sincera emozione, lasciano finalmente il passo ad immagini più veritiere, libere e corrette di individui che possono esprimere le proprie differenze affettive, sessuali, e di genere, senza dover ricorrere a modelli predeterminati. La distanza e la differenza tra maschio e femmina diventa così una possibilità, anziché un freno voluto e disegnato da un società standardizzata per rigorose logiche di business. Ogni individuo potrà così liberamente costruire la propria esistenza senza vincoli e senza dover seguire strade già tracciate.
Polemiche e mercificazioni di identità non mancano
Il percorso verso una definitiva applicazione del concetto di educazione di genere in ogni ambito e settore della società attuale è purtroppo ancora lungo e in salita.
Vanno in tal senso evidenziati gli ultimi casi che hanno suscitato enormi polemiche a livello internazionale, per aver presentato immagini stereotipate di maschi e femmine ai bambini. Il caso montato sul web del Libro dei Percorsi, edito nel 2017 da Nuvola, ha avuto una grande cassa di risonanza a livello mediatico. Molti genitori infatti non hanno apprezzato un esercizio che abbinava alcune azioni quali stirare e cucinare alla mamma, e altre come lavorare e leggere al papà. Né è uscita una fervente polemica online, con tante voci che si sono scagliate sull’immaginario collettivo predeterminato che viene così presentato ed insegnato ai bambini a scuola. Sono arrivate prontamente le scuse della casa editrice, che ha assunto l’impegno di revisionare le future edizioni, puntando ad una migliore difesa dei diritti di genere.
Altro episodio curioso è invece quello relativo ai libri di Richard Scarry, famoso illustratore di Boston che ha inventato un intero mondo di animali antropomorfi. L’autore americano ha però dato vita a due differenti versioni del suo noto “Il libro delle parole”, e un giornalista statunitense che si occupa di letteratura ha notato ben otto differenze tra le due edizioni alternative presentate. Scarry in particolare con questa duplice presentazione ha cercato di combattere e ridurre gli stereotipi di genere presenti in moltissimi testi per bambini.
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