Molte donne, pur avendo frequentato corsi pre-parto, arrivate in sala operatoria hanno subito un’episiotomia a loro insaputa e senza nemmeno immaginare di cosa si trattasse.
Episiotomia: che cos’è e perché viene eseguita
Questo termine indica, a tutti gli effetti, un intervento chirurgico. Si tratta di un taglio, o meglio, di un’incisione che interessa vulva, vagina e zona perianale. L’incisione può essere di tre tipi, mediana, medio laterale e laterale, tra le quali quella mediana è la più invasiva.
Nel nostro Pese, come del resto capita per i tagli cesarei, è troppo praticata. Si parla di un 60% dei parti contro le raccomandazioni OMS che si mantengono su un 20% dei casi.
Episiotomia: in passato, una prevenzione contro complicazioni e lacerazioni
L’episiotomia, molto in voga negli anni ’70, apporterebbe, secondo i sostenitori, numerosi benefici sia alla madre sia al figlio. Infatti, un taglio chirurgico dritto e lineare, comporterebbe meno complicazioni rispetto alle lacerazioni irregolari procurate dalla fuoriuscita della testa del bambino durante la fase espulsiva del parto.
Inoltre, la pressione della testolina del bambino sul perineo è stata annoverata tra le maggiori cause di prolasso uterino e, di conseguenza, di problemi di incontinenza urinaria e fecale. Riducendo i tempi di esposizione alla pressione della testa del bambino sul pavimento pelvico, grazie all’episiotomia che accelera l’espulsione, si ridurrebbero questi effetti indesiderati.
Nessuna teoria corrobora la validità dell’episiotomia
In realtà non esiste nessuno studio che dimostri la validità di queste teorie, al contrario, sono stati descritti dalla narrativa medico-scientifica tutti gli effetti collaterali derivanti da questa pratica quali un maggior rischio di emorragia della madre, disfunzioni della percezione del piacere durante i rapporti sessuali, sensazioni dolorose anche a lungo termine, ematomi, fino alla seppur rara fascite necrotica.
Alla luce di tutto questo, ancora non si comprende perché l’episiotomia venga effettuata con tanta frequenza.
Episiotomia: cosa si può fare per tutelarsi?
Prima di tutto informarsi, magari tramite delle ostetriche, su rischi e benefici di questa pratica. Bisogna sapere quando effettivamente risulta utile, per esempio, in caso di impegno scorretto della testa del bambino, di parto podalico, di perineo rigido o di evidente sofferenza fetale.
Va messo per iscritto che non si è favorevoli a questa procedura, se non in casi veramente necessari e sempre previa richiesta di consenso, perché purtroppo, in molti casi, i medici procedono senza nemmeno informare la partoriente.
La donna ha il diritto di scegliere come partorire, di essere informata e di riappropriarsi di una pratica naturale, ma che è sempre più medicalizzata non solo nell’interesse di madre e figlio, ma per assecondare logiche che nulla hanno a che vedere con la dolcezza e l’intimità di un momento tanto prezioso quale il parto.
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