Potrebbe sembrare banale dirlo, ma buona parte degli errori medici che ogni anno si registrano in Italia sono dovuti a prescrizioni incomprensibili. Detto altrimenti, basterebbe scrivere in maniera più leggibile le ricette mediche per ridurre notevolmente i casi di mala sanità, circa 320.000 su 8 milioni di ricoveri l’anno.
È stato questo uno degli argomenti di discussione nel corso del convegno “Paziente sicuro in ospedale” tenutosi di recente a Roma, con i medici della Regione Lazio impegnati a lanciare ai propri colleghi un appello: compilate le ricette in modo più comprensibile, cominciando a scrivere in stampatello. Semplice ma dalle ripercussioni importanti, la proposta è stata esaminata nell’ambito delle linee guida per la gestione del rischio clinico in ospedale.
Del resto, che la scrittura di molti medici sia assolutamente incomprensibile è facile da constatare: chi di noi, davanti a una ricetta compilata dal medico di base o da uno specialista, non strabuzza gli occhi giudicando illeggibili quei ghirigori? E a chi non è mai venuto il dubbio che andando a chiedere in farmacia i medicinali prescritti il farmacista possa sbagliare perché non capisce cosa c’è scritto?
Purtroppo, secondo le statistiche si tratta di timori fondati, perché gli infermieri non sempre interpretano correttamente la scrittura del medico e questo può portare a terapie sbagliate. Strano da credere, ma l’84% degli errori nei trattamenti clinici, il 26% nella somministrazione e il 14% nella distribuzione di farmaci arriva proprio da qui.
Una causa all’apparenza banale che rischia di avere conseguenze gravi sulla salute dei pazienti i quali, dal canto loro, cominciano a temere i ricoveri in ospedale: il luogo in cui ci si dovrebbe sentire al sicuro per la presenza di chi può prendersi cura del malato diventa paradossalmente luogo dell’imprevedibile, dove a compromettere la salute di una persona può bastare un solo, “stupido”, errore umano.
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