Esclusa dalla gita scolastica perché ha la sindrome di Down: la rabbia della mamma

4 aprile 2025 –

L’inclusione scolastica dovrebbe essere un diritto garantito a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro capacità o condizioni personali. Tuttavia, in un istituto agrario di Ora, in Alto Adige, una ragazza con sindrome di Down è stata esclusa da una gita scolastica, lasciando la madre senza parole e sollevando interrogativi sull’effettiva capacità di inclusività nelle scuole italiane.

Esclusione dalla gita scolastica: quando l’inclusione resta solo una parola

La storia di Sonja Bacher e di sua figlia ha scosso l’opinione pubblica dopo che la mamma ha raccontato la sua esperienza ai quotidiani del Sud Tirol.

Mentre l’intera classe si preparava a partire per una gita tanto attesa, la ragazza non solo è stata lasciata a casa, ma è rimasta completamente all’oscuro della partenza dei suoi compagni. La mamma: “Sono rimasta senza parole, non ne sapevo nulla”.

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Secondo quanto riportato, l’insegnante di sostegno della ragazza, impegnata nell’assistenza alla madre malata, non poteva accompagnarla. La scuola ha quindi deciso di escludere la studentessa dalla gita a Vienna, ritenendo il viaggio troppo impegnativo e stressante per lei. La madre, proponendosi di sostituire l’insegnante a proprie spese, si è vista rifiutare la richiesta per motivi legati alle assicurazioni necessarie per il viaggio.

Inclusione scolastica: un diritto negato

Sonja Bacher, presidente dell’associazione “Sorriso Laecheln”, che si spende per l’inclusione delle persone con disabilità, non si è arresa di fronte alla situazione. Infatti ha ribadito che il diritto all’educazione non dovrebbe essere ostacolato da disabilità o difficoltà nell’apprendimento. In più occasioni, infatti, si era già offerta di sostituire l’insegnante di sostegno per garantire alla figlia le stesse esperienze degli altri studenti.

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Dopo l’accaduto, alcuni professori hanno dichiarato che si è trattato di un malinteso, poiché pensavano che la famiglia fosse stata informata della situazione e avesse accettato di non partecipare. Tuttavia, la madre smentisce questa versione, dichiarando di non aver mai dato il consenso e sottolineando quanto l’episodio abbia minato la sua fiducia nell’istituzione scolastica.

Il diritto di essere parte della comunità scolastica

Questa vicenda riporta alla luce un problema molto diffuso: già l’anno scorso vi avevamo raccontato un episodio simile per quanto riguarda i centri estivi, troppo costosi e talvolta proprio inaccessibili per i bambini con disabilità.

È chiaro che non è sempre un problema di facile risoluzione, perché serve personale formato e ben organizzato, esattamente come per gli insegnanti di sostegno nelle scuole.

Questa incapacità delle istituzioni scolastiche e amministrative di far fronte a questi bisogni mina alla base l’effettiva applicazione dell’inclusione nelle scuole. Non si tratta solo di garantire la presenza fisica degli studenti con disabilità, ma di costruire un ambiente che favorisca la loro partecipazione attiva e consapevole. La battaglia di Sonja Bacher non è solo per sua figlia, ma per tutti gli studenti che rischiano di vedersi negato il diritto a vivere pienamente la vita scolastica.

Fonte immagini: Facebook

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