Quando le nuove frontiere della scienza sono una speranza importante per la vita: questa storia arriva da Bruxelles e racconta di una ragazzina oggi donna e mamma di un bambino sano, dopo che le è stato reimpiantato l’ovaio già esportato all’età di 13 anni, quando lei stessa era poco più di una bambina. Non sono poi così rari i casi di espianto e reimpianto dell’ovaio, anche a distanza di molti anni, motivati da situazioni drammatiche e da scelte altrettanto coraggiose.
Originaria del Congo, fin da piccola alla donna venne diagnosticata una grave forma di anemia, per la cui cura era necessario sottoporsi a cicli molto invasivi di chemio e radioterapia, e a trattamenti con farmaci immunodepressivi: un mix potenzialmente letale per la fertilità, così la scelta dei medici di allora fu quella di asportare l’ovaio della ragazzina e congelarlo, nell’eventualità di utilizzarlo in futuro. Una scelta che si è rivelata vincente, perché a distanza di 14 anni la donna – oggi ventisettenne – ha partorito un neonato perfettamente sano.
Casi di donne diventate mamme dopo aver subito l’espianto e il successivo reimpianto dell’ovaio ne esistevano già, ma ciò che rende questa vicenda senza precedenti è la giovanissima età della paziente: se il congelamento del tessuto ovarico è una prassi già conosciuta nel trattamento della sterilità in donne adulte, nel caso di ragazzine alle soglie della pubertà non si sapeva bene quali potevano essere le reazioni dell’organismo.
All’Erasme Hospital di Bruxelles (l’ospedale dov’è stata curata la donna) negli ultimi 15 anni è stato asportato e conservato il tessuto ovarico di altre 50 giovanissime che, come la protagonista di questa storia, si sono dovute sottoporre a trattamenti lesivi della fertilità. Se in un futuro il reimpianto dell’ovaio avrà successo anche con loro lo dirà il tempo. Per il momento, la scoperta apre una speranza concreta per il sogno di diventare madri di tante ragazzine alle prese con malattie gravi.
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