Quanto conta la presenza del papà nella crescita e nello sviluppo del bambino? Che ruolo dovrebbe ricoprire il padre e quali sono gli atteggiamenti da preferire o evitare per essere un supporto costante e presente nella vita del proprio figlio? Uno studio dell’università di Oxford ci spiega i punti cardine di un legame per la vita.
Padre non si nasce, si diventa
Se è vero che nella quasi totalità dei casi è la mamma a creare un rapporto di simbiosi già dall’epoca gestazionale, sentendosi mamma a tutti gli effetti dai primi momenti della gravidanza, fornendo costantemente protezione, nutrizione e accudimento al piccolo, non di rado capita che il papà subentri nella realtà genitoriale soltanto dopo la nascita, vivendo il primo periodo della vita a tre messo su un angolo a fare da spettatore.
In verità l’importanza di una figura paterna presente fin dalla nascita nella vita del bambino è pari a quella della figura materna, ed è giusto incominciare a dare il giusto valore e importanza ai papà. Un percorso delicato che deve coinvolgere mamma e papà nell’acquisizione del ruolo genitoriale.
Cosa è cambiato dai tempi dei nonni
Se in passato era quasi sempre la madre a ricoprire un ruolo totalizzante nella vita dei figli, dove il padre rappresentava la figura che doveva educare e correggere la prole, con l’emancipazione femminile e la presenza nel mondo del lavoro, la figura del papà è diventata sempre più presente e forte nella vita dei figli, costituendo un ruolo paritario a quello materno che rafforza il legame mamma-bambino e accompagna il piccolo alla scoperta del mondo.
Oggi un papà gode ad esempio delle astensioni da lavoro per supportare la mamma nel post-partum e partecipare ai primi momenti della vita del figlio, e si rende maggiormente disponibile nell’accudimento che fino a pochi anni fa, era un lavoro considerato “da mamma”. Sempre più spesso la figura maschile affianca la mamma nei momenti in cui la partner non è presente, mettendo le basi per un legame duraturo e forte con il proprio figlio.
Mamma e papà non si toccano!
Non si può pensare che la mamma possa sostituire il papà e viceversa, poiché per la crescita di un figlio, entrambi rappresentano due figure fondamentali, il porto sicuro dove si potrà sempre approdare.
Le differenti caratteristiche dei ruoli di mamma e papà, nella vita di un bambino, costituiscono entrambe un tassello fondamentale per una crescita sana, le figure non devono necessariamente sostituirsi l’un l’altra ma bensì compensarsi e accompagnarsi, per garantire il giusto equilibrio psico-fisico verso la crescita e l’autonomia, in serenità.
Spesso la mamma viene vista e interpretata come la figura sempre pronta ad accudire, difendere, consolare e proteggere il bambino, questo perché dalla gravidanza fino allo svezzamento, è la figura in cui ruota principalmente il mondo del piccolo; mentre il papà diventa co-protagonista di un’avventura chiamata famiglia.
Il papà dal suo canto è spesso interpretato come la figura che accompagna il bimbo nelle tappe di esplorazione verso il mondo esterno, facendo acquisire in primis fiducia nel momento in cui il bimbo vive inevitabilmente il primo distacco dalla madre, accompagnando i bambino nel percorso di autonomia ma anche nell’insegnamento delle regole, sostenendo e supportando la figura materna, senza sostituirla, ma affiancandola.
Per creare un legame che duri tutta la vita non è sufficiente essere presenti, ma esserlo nel modo corretto e le basi devono essere salde fin da quando nasce un papà.
I benefici della presenza paterna fin dalla nascita
Secondo alcuni studi dell’università di Oxford, a determinare la solidità del legame padre-figlio ci sarebbe il coinvolgimento paterno, ma cosa si intende con questo termine? Lo studio reputa non sufficiente la semplice presenza, mentre vanta reali risultati laddove il padre conviva stabilmente con il proprio figlio, partecipando responsabilmente e costantemente alla sua cura quotidiana e nella routine (nanna, bagnetto ecc), e non per ultimo, ritagliando degli spazi dedicati al gioco e alla conoscenza.
Nei nuclei dove il padre ricopre un ruolo presente e costante, i benefici sono evidenti: rispetto ad altri gruppi di studio, i ragazzi coinvolti presentavano una minore frequenza di disturbi comportamentali ed emotivi, raggiungendo livelli più alti nei test cognitivi cui sono stati sottoposti, un maggiore profitto scolastico e un migliore approccio socio-relazionale.
Quando si diventa papà?
Diventare papà non è semplice e scontato come per la mamma, che per nove mesi porta il piccolo in grembo, lo sente muovere e lo vive giorno per giorno, immaginandolo e fantasticando fino al giorno della nascita. Un papà diventa padre nel momento in cui realizza che quel fagottino piccolo e indifeso, fa parte di lui, è suo figlio.
La mamma gioca sicuramente un ruolo cardine il questo delicato percorso, perché quanto più coinvolgerà il partner nella cura e nell’accudimento del piccolo, permettendogli peraltro di supportarla e darle il tempo di recuperare forze ed energie, quanto più sarà forte il legame che si andrà a costruire tra bimbo e papà, rafforzando anche lo stesso legame all’interno della coppia, con la nuova famiglia di genitori complici e alleati verso lo stesso obiettivo. È fondamentale che il papà riesca a costruire un equilibrio di figura protettiva e amorevole, ma anche in grado di indirizzare e correggere quando ce n’è bisogno.
Quando il papà non è presente : il rifiuto
Sempre secondo alcuni studi degni di attenzione, è bene conoscere gli effetti devastanti che può determinare l’assenza della figura paterna nella vita e nello sviluppo della personalità del piccolo.
Non avere una figura di riferimento paterna che possa mediare tra il rapporto mamma-bimbo e lo accompagni verso le relazioni esterne, crea spesso insicurezza e ansia nel bambino, minando un sereno sviluppo psico-fisico. Inoltre, il dolore del rifiuto del padre, nel bambino viene vissuto come un vero e proprio dolore, paragonabile a quello fisico. E questo potrebbe anche minare lo sviluppo di relazioni sicure e fiduciose con i loro futuri partner.
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