I motivi per cui una donna sceglie di smettere di allattare sono infiniti: potrebbe essere necessario smettere per una seria patologia della madre, o per una gravidanza a rischio, ma anche semplicemente per vivere più serenamente un momento che stava diventando fonte di stress. In ogni caso, se una donna decide di smettere di allattare, la prima cosa da fare è capire quali sono i metodi e a cosa si va incontro.
l timore è principale è quello di trovarsi alla prese con ingorghi e mastiti. In realtà bastano delle accortezze per evitare problemi.
Smettere di allattare: come fare
Naturalmente va da sé che se si smette di allattare a pochi mesi dalla nascita del bambino, le difficoltà saranno maggiori nel riuscire a drenare e tenere sotto controllo la situazione. Dopo l’anno, invece, quando la produzione di latte sarà ben calibrata sulle esigenze di un bambino che ha già iniziato ad assumere cibi complementari, l’operazione sarà più semplice.
Non si può smettere di produrre latte dall’oggi al domani, quindi bisogna avere pazienza. Il tempo per arrestare la produzione è soggettivo, ma in un paio di settimane il latte “va via”, anche se in realtà qualche goccia potrebbe fuoriuscire con spremitura anche diverso tempo dopo.
Per affrontare questo passaggio in maniera serena, è importante infatti procedere con gradualità, avendo cura di ascoltare il proprio corpo per ridurre al minimo il rischio di ingorghi e mastiti. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Roberta Carbonaro, ostetrica di MioDottore, ci ha fornito tanti consigli e informazioni utili.
La produzione di latte nella donna funziona con un’equazione, cioè a richiesta avviene produzione. Il corpo materno, se ben stimolato (si consiglia quindi in un primo momento di evitare interferenti, quali ciuccio e biberon) produce la quantità adeguata al piccolo. Infatti, non bisogna dimenticarsi che il latte materno è un alimento vivo e specie-specifico, ossia adatto non solo alla specie umana, ma al proprio bambino e in continuo cambiamento in caso di malattia o crescita.
In questi casi si evita la stimolazione con il tiralatte per drenare il seno poiché in questo modo si continuerebbe a stimolare la ghiandola. Quando si smette di allattare è importante assecondare il piccolo, trovando una nuova modalità di coccola e improntando una routine serale, magari dove sia presente un bagnetto caldo, un massaggio e la lettura di un libro.
Anche l’aiuto del partner in questo momento è fondamentale, soprattutto la notte, momento più arduo quando si decide di smettere di allattare. I bimbi hanno una grande capacità di adattamento, bisogna avere fiducia in loro e dargli tempo.
È assolutamente sconsigliato fasciare il seno, perché si andrebbe incontro a un ingorgo e non a una diminuzione di produzione di latte.
L’aiuto della medicina
L’assunzione di farmaci a base di cabergolina ha senso solo quando si deve inibire la produzione di prolattina all’inizio del percorso dell’allattamento. In questo caso sarà necessario interromperlo ancor prima che ci sia una stimolazione, quindi prima dell’arrivo della montata lattea.
Pertanto, le donne che per motivazioni personali o di salute sono portate a prendere la scelta di non allattare possono richiedere l’assunzione del farmaco in ospedale, nelle primissime ore dopo il parto. Inoltre, come qualunque altro farmaco, ha degli effetti collaterali, quali vertigini, mal di testa e dolori addominali.
Cosa fare per far andar via il latte?
Per smettere di allattare, bisognerà diminuire la richiesta e di conseguenza la produzione diminuirà. Se il bambino si attacca meno, il latte rimarrà all’interno della ghiandola e andrà a produrre una proteina di nome FIL (feedback inhibitor of lactation), che durante la stasi del latte nella ghiandola diminuirà gradualmente la produzione per sopperire all’insorgenza di un ingorgo mammario.
Si decide che il proprio percorso dell’allattamento è giunto al termine quando il bimbo smette di poppare o quando la mamma preferisce smettere. La parola chiave è gradualità, solo così si eviteranno ingorghi e stress eccessivo, sia materno che del bimbo.
Il consiglio è di iniziare a togliere le poppate meno importanti e, se questo intervallo di tempo porta del fastidio al seno, andare a praticare la spremitura manuale, così da far fuoriuscire quel poco di latte necessario per non sentire più tensione mammaria.
Come evitare mastiti ed ingorghi
I problemi che si possono riscontrare quando si intraprende il percorso dell’allattamento possono essere ragadi, ingorghi, mastiti e dotti ostruiti. Sarebbe infatti assolutamente consigliato seguire quando si è in gravidanza un corso di accompagnamento alla nascita, così da arrivare più preparati e consapevoli.
Quando si decide di smettere di allattare, ina buona pratica è quella di evitare ingorghi massaggiando il seno, meglio durante una bella doccia calda, e poi bisogna spremere l’eccesso. Qui si deve fare attenzione perché si dovrebbe spremere il latte senza andare a stimolare il capezzolo, diversamente il latte continuerà a essere prodotto.
Quando si instaura una produzione di latte, si mette in moto una vera e propria macchina, pertanto, quando si smette di allattare, può risultare possibile avere ancora qualche goccia di latte a distanza di mesi. Qualora però si riscontrassero dei dubbi o delle complessità nella gestione della fine dell’allattamento, si avesse un ingorgo da sospensione di poppate o solo bisogno di un confronto, il consiglio è sicuramente quello di contattare uno specialista, in grado di ascoltare e comprendere il reale bisogno.
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